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Il maestro Attardi: "Sgambati è un musicista da riscoprire". Domenica al via la stagione musicale a Messina

«Una figura straordinaria che alla fine dell'800 aveva una considerazione pari a quella di Verdi»

Il primo e importante appuntamento della stagione musicale 2022 del Teatro Vittorio Emanuele sarà il 16 gennaio, con un concerto prodotto dal Teatro, che prevede la Sinfonia Epitalamio di G. Sgambati e, di A. Dvořák, la Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo”. Sul podio un direttore d'eccezione, Francesco Attardi, che della composizione di Sgambati non solo è direttore ma studioso e curatore, con Lorenzo Casati, della recente pubblicazione in edizione critica (2020) della Terza Sinfonia, per l'editore Suvini Zerboni. Opera, composta nel 1888 e rimasta inedita. Il maestro e musicologo Attardi infatti, nell'ambito suoi studi sul grande patrimonio sinfonico-strumentale italiano, si è dedicato in modo particolare alla figura di Giovanni Sgambati (Roma 1841-1914), il più importante allievo di Liszt e padre della musica sinfonica italiana. Abbiamo intervistato il maestro Attardi che guiderà l'orchestra del Teatro.

Può parlarci del talento e della fama di Giovanni Sgambati?

«Una figura straordinaria che alla fine dell'Ottocento aveva una considerazione pari a quella di Verdi, nel ramo della musica sinfonico-strumentale. Ha avuto la fortuna di incontrare Listz, che si stabilì a Roma per 10 anni e di studiare con lui pianoforte, composizione e direzione d'orchestra. Fu un il primo ad eseguire le sinfonie di Beethoven a Roma, come la Pastorale o la Quinta, composte all'inizio dell'800 e da lui proposte appena 60 anni dopo, nel 1867-68. Sgambati fu preso dall'organizzazione didattica e dei concerti, faceva parte del Quintetto della Regina del Quirinale, con esibizioni di altissimo livello. Era figlio di un avvocato romano e di una signora inglese, Anna Gott, il cui padre Joseph era un scultore e gallerista che si stabilì a Roma, come i tanti inglesi e tedeschi che segnarono la cultura di una città, che, prima dell'unificazione, era una piuttosto provinciale. Sgambati fu la punta di diamante di questo nuovo corso, riempiendo soprattutto un vuoto, quello della musica strumentale e sinfonica; fu autore di due meravigliosi Quintetti e Quartetti e il primo a comporre grandi sinfonie, il concerto per pianoforte e orchestra, difficile da eseguire. Io l'ho eseguito due volte a Milano. Questo grande concerto per pianoforte, è uno dei più impegnativi anche per il direttore, perché ci sono contrattempi caratteristici dello stile di Sgambati, fu la prima grande composizione che apparve in Italia nel '78. Seguono tre sinfonie, la prima fu pubblicata da Schott, il grande editore tedesco al quale l'aveva raccomandato Wagner che lo sentì nei concerti all'ambasciata tedesca. La sua casa romana fu anche un cenacolo di artisti. Quella di Sgambati fu la prima pietra per la rinascita della musica sinfonica e strumentale nelle seconda meta dell' 800, prima di Giuseppe Martucci. Il suo archivio, che si trova alla biblioteca Casanatese è equiparabile a quello di Verdi a Sant'Agata. Era apprezzato da molti e in amicizia con i più grandi intellettuali dell'epoca come Grieg e Ibsen, che si incontrarono attraverso di lui a Roma».

Ci parli della sinfonia che eseguirà sabato…

«La terza sinfonia non è classificata così, ma come Epitalamio, che è una sorta di poema per le nozze. Mi sono accorto che era stata composta anni prima a Bagni di Lucca dove faceva le vacanze nel 1882 e dove scrisse delle pagine che lui chiama scene sinfoniche neanche sinfonia, rimaste nel cassetto. Nel 1888 si verificò un evento storico-mondano, a cui dedicò questa straordinaria opera, le nozze del principe Amedeo d'Aosta, uno dei figli di Vittorio Emanuele II, questo teatro , che coincidenza, si chiama così!, che sposò la principessa Bonaparte, donna eccentrica e pronipote di Napoleone».

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