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Messina, il racconto lungo venticinque anni del Museo dei Peloritani a Gesso

Gli anniversari sono appuntamenti preziosi, attraverso i quali la memoria, spesso sopita quanto più stratificata, risuona perché, come scriveva Eliot, «tempo presente e tempo passato/sono entrambi forse presenti nel tempo futuro». E i luoghi in cui, come in un'agorà magica, il tempo mescola le epifanie di passato presente e futuro, sono proprio i musei, piccoli e appartati o grandi e gloriosi che siano. Forse sono quelli più “modesti”, alla maniera del “Museo dell'Innocenza” nella Istanbul di Orhan Pamuk, i musei in cui si possono raccontare storie di gente comune, come il Museo Cultura e musica popolare dei Peloritani sito nel casale Gesso (l'antico Gypsum) di Messina, museo che nel 2021 ha compiuto 25 anni di vita (nato nel 1996 con l'amministrazione del sindaco Franco Providenti e l'assessorato alla Cultura di Lia Fava Guzzetta).

Un compleanno celebrato dal bel volume “Un racconto lungo 25 anni” edito da Pungitopo per conto dell'associazione culturale Kiklos e a cura di Mario Sarica, etnomusicologo e «lungimirante precursore e caparbio attuatore» del Museo, come scrive Attilio Borda Bossana. “Sfida” è, senza dubbio, la parola più adatta per la storia di questo Museo che «viene da lontano» (Vincenzo Bonaventura) con l'entusiasmo di un gruppo di amici (tra i quali Natale Crisarà Brunaccini e Salvatore Bombaci), la nascita dell'associazione culturale Kiklos (con la collaborazione di Francesca Cannavò), la creatività dell'architetto Antonio Virgilio e la musica come collante.

Uno spazio democratico in cui i saperi s'incontrano insieme alle persone, attraverso la magia degli oggetti parlanti, la cui solidità fisica porta il segno della fatica, del dolore, della gioia, ma soprattutto della valentia di chi ci ha preceduto. Se negli ultimi decenni tutti i musei si sono trasformati, con l'introduzione di bookshop, spazi per incontri e video/audioguide, il Museo di Gesso, una vera “wunderkammer”, nota Sergio Todesco, oltre a tutto questo e a una Biblioteca di cultura siciliana, intitolata a Giuseppe Cavarra, ha una specificità: un laboratorio etno-organologico e musica viva, suoni di festa, di devozione e di “carritteri” ad opera di suonatori, novenatori e poeti popolari, «autentiche memorie storiche della tradizione popolare di Gesso» ricorda Sarica.

E questo racconto “lungo 25 anni”, «un approdo» secondo l'editore Lucio Falcone, con la bella veste grafica di Valeria Trimboli e, a corredo, le splendide fotografie di Attilio Russo e Mario Sarica, ne contiene la storia attraverso le voci di scrittori, giornalisti, antropologi e demoetnoantropologi, musicologi ed etnomusicologi, filologi, storici, architetti, studiosi di tradizioni popolari, figure delle istituzioni, poeti e contastorie. Per ripercorrere la storia di questo «cuore pulsante del casale» (Antonino Sarica) e immergersi «nell'incantato mondo dei Peloritani» (Marcello Saija), bisogna leggere questo volume, dedicato a Sostene Puglisi, “principe dei pastori-suonatori peloritani” (1936-2021), iniziando dalla seconda di copertina firmata dalla scrittrice messinese Nadia Terranova con la «melodia ipnotica delle ciaramedde» e continuando con il prologo di Mario Sarica, corifeo del coro narrativo celebrativo del Museo (circa 80 i contributi, tra i quali non si può tacere quelli degli indimenticati Maria Costa, Alan Hobson, Sergio Palumbo, Franz Riccobono).

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