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"La carrozza della Santa" di Cristina Cassar Scalia: Vanina torna e risolve un altro caso

Sesta indagine per Giovanna “Vanina” Guarrasi, vicequestore palermitana in servizio a Catania, balzata dalla fantasia della scrittrice netina Cristina Cassar Scalia, che, assieme agli strumenti da medico oftalmologo qual è, usa felicemente la penna. Dopo l’esordio nel 2014 con “La seconda estate” (Sperling & Kupfer, Premio Capalbio Opera prima), dal 2018 ha fatto “nascere” con Einaudi Vanina, protagonista del primo romanzo della serie, “Sabbia nera“ (Premio Sciascia Racalmare 2019), sorto, come racconta la scrittrice e lettrice appassionata di gialli, da una sorta di “visione”, quella del ritrovamento di un cadavere, chiaramente vittima di un delitto, in un posto insolito.

Caratteristica che la Cassar Scalia mantiene nei suoi romanzi e pure nel sesto della serie, “La carrozza della Santa” (Einaudi), in libreria oggi, e che oggi stesso verrà presentato a Catania (ore 17.30 al Teatro Angelo Musco, con Giuseppe Lazzaro Danzuso).

Il 6 febbraio, mentre la città è in tripudio per la festa di sant’Agata, un cadavere viene casualmente trovato da due studentesse francesi in una delle Carrozze del Senato (una di quelle che sfilano per la festa della Santa): un omicidio che impressiona tutta Catania, giacché l’uomo, Vasco Nocera, appartiene a una famiglia benestante e nota ed era devoto di sant’Agata. Ma come mai un tal “devoto” si ritrova morto in quel posto improbabile (come quelli che piacciono alla Cassar Scalia per “ambientare” i delitti solitamente squadernati nell’incipit delle storie)? A risolvere il caso è la trentanovenne Vanina, con la sua ironia e la sua capacità di guardare oltre l’apparenza, sempre insieme alla sua squadra e a Biagio Patanè, detto Gino, ottantenne commissario in pensione e suo valido collaboratore esterno. Così, tra una battuta sempre pronta e guantiere di panelle, raviole e arancine (il femminile è d’obbligo per una palermitana) cui attingere per placare qualche vuoto non solo alimentare, l’ottimismo di fondo di Vanina, appena stemperato da una sorta di malinconia per la serialità del male, le fa trovare il filo di una matassa piuttosto arruffata in cui va collocato il delitto.

E c’è la Sicilia, al centro di tutto, l’isola amata da Vanina, con le sue contraddizioni e la sua bellezza; c’è un vulnus nella vita della vicequestore, legato alla morte del padre, uomo di legge ucciso a Palermo. Ecco perché Vanina ha accettato l’incarico a Catania, per dimenticare Palermo, dove, però, quando ritorna, non può non emozionarsi. È fatta così, volitiva e appassionata, libera e testarda, fiduciosa nel suo istinto e nella logica, doti condivise con l’amico Patanè. E amante dei riti quotidiani della sua terra dove pure Cassar Scalia continua a vivere: di Vanina la scrittrice parlerà il 19 giugno a Taormina, nell’ambito del festival Taobuk (ore 17, San Domenico Palace, con Costanza DiQuattro) e il 9 luglio a Messina, alla Marina del Nettuno, con Ninni Bruschetta che leggerà le sue pagine.

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