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Sciopero dei dipendenti di Unicredit a Messina e in provincia: "Carenza di organico"

Carenza degli organici, aggravamento dei carichi di lavoro per i lavoratori e le difficoltà in cui operano le agenzie. Sono i motivi che hanno portato le rappresentanze sindacali Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Sinfub ad indire uno sciopero dei lavoratori Unicredit di Messina e provincia per l’intera giornata di domani, lunedì 29 luglio, con un sit-in che si terrà dalle 10 alle 12 sotto la sede di via Garibaldi angolo via Primo Settembre, per chiedere nuove assunzioni di personale.

È l’ennesimo appello del settore bancario messinese che non vive un momento felice e la realtà è sotto gli occhi di tutti: «Ne sono prova – afferma Antonio Mangraviti, segretario provinciale della FIRST di Messina, la Federazione della Cisl dei lavoratori di banche, assicurazioni, finanza, riscossione e authority - la chiusura della Banca d’Italia, la grave situazione di DoValue ex DoBank, la difficoltà degli istituti specializzati di credito e della riscossione di tributi, i piani industriali delle banche commerciali che tagliano indistintamente senza valutare le chiare potenzialità di sviluppo che certamente anche il nostro territorio esprime».

Il segretario della First evidenzia anche il quadro messinese. «Di fronte al chiaro ed evidente processo di desertificazione bancaria che allontana le aziende del credito e della finanza dal territorio, come si fa ad esercitare la funzione sociale del sistema finanziario?».

«Le iniziative a rilevanza sociale delle banche sono positive – continua – ma si registra la difficoltà del sistema ad interpretare le esigenze del territorio. La vera e prioritaria funzione sociale delle banche deve essere esercitata attraverso la gestione caratteristica, cioè la vecchia funzione della raccolta e degli impieghi anche e soprattutto in un periodo di “tassi negativi” che dovrebbe favorire l’accesso al credito. Questo è il ruolo sempre attuale delle banche e la modalità concreta di entrare in relazione con gli “stakeholders” ovvero con portatori di interessi quali la comunità locale, le imprese, i lavoratori e la clientela. Viceversa, con la chiusura di agenzie, si assiste alla perdita di una realtà che favorisce lo sviluppo economico-sociale del territorio. Non esiste “turn over”, il criterio del rapporto di tre a uno sulle assunzioni (una ogni tre uscite), in realtà viene adottato solo nel nord Italia. Anche in campo finanziario esiste, quindi, “una questione meridionale” e lo sviluppo del Paese passa attraverso la soluzione di questa storica questione; il sistema finanziario pertanto dovrebbe impegnarsi in tal senso, ma di questo, al momento, a parte formali dichiarazioni, non si avverte alcuna traccia».

Le indiscrezioni secondo cui UniCredit si appresta a varare il taglio di 10mila posti di lavoro sono estremamente preoccupanti, ogni operazione di taglio del costo del lavoro va respinta con forza. Il timore è che azioni così profonde possano incidere pesantemente su un territorio come il nostro che l’azienda, contro ogni evidenza, si ostina a considerare “in esubero”.

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