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Reddito di cittadinanza, la Sicilia ha già speso 1,4 miliardi per i primi 8 mesi del 2022

Già a fine agosto raggiunto il numero di assegni e richieste registrati durante il lockdown per il Covid: è il 14% della popolazione dell’isola.

Molte volte, in alcune regioni d’Italia, per numero e consistenza vengono definiti «esercito», ma nel caso dell’Isola il confronto non regge, perché la categoria in questione, ossia la platea dei residenti in Sicilia che ha beneficiato del Reddito di cittadinanza (RdC) per almeno una mensilità, supera di sette volte la schiera di militari professionisti attivi in tutto il Paese, raggiungendo quota 667.120 unità, per oltre 276mila nuclei familiari coinvolti: un’asticella valicata soltanto in Campania. A conti fatti, si tratta del 14% circa della popolazione siciliana, e attenzione, il dato è provvisorio, aggiornato dall’Inps allo scorso agosto, dunque suscettibile di rialzo da qui a dicembre. Quel che è certo, al momento, è che se la quantità di persone interessate dal sussidio non ha ancora eguagliato i livelli del 2021 – quando il territorio toccò il suo record assoluto con più di 713mila destinatari, in parte giustificabile della crisi economica generata dall’emergenza Covid – il bilancio del 2020, pari a 658mila unità, è stato invece già oltrepassato.
Ma a che prezzo? Considerato che nell’Isola l’assegno mensile RdC versato nell’anno in corso ammonta mediamente a 623 euro, per sostenere i beneficiari della regione da gennaio ad agosto 2022 sono stati già sborsato quasi 1,4 miliardi di euro, ossia il 17,5% dei 6,9 miliardi spesi finora in scala nazionale. Una percentuale che corrisponde, più o meno, alla proporzione delle nuove richieste di RdC registrate nei primi otto mesi di quest’anno in Sicilia rispetto al totale italiano: il 18%, per un complessivo di 196mila istanze, già 12.521 in più al confronto con l’intero bilancio 2021, nonostante la penuria dell’offerta di lavoro post-Covid sia stata ormai quasi archiviata. Va ricordato anche che dentro tra questi 196mila nuclei richiedenti ci sono pure quelli che hanno fatto domanda per la pensione di cittadinanza (PdC), ma si tratta di una piccola fetta, mentre, considerando entrambe le istanze (RdC e PdC), tra le province spicca nettamente Palermo con 58.478 richieste (il 5,3% del totale nazionale) seguita da Catania (47.207), Messina (20.797), Siracusa e Trapani (circa 16mila a testa).
Ovviamente, da qui a Capodanno anche questi numeri sono destinati a salire, così come la quota degli assegni versati per il solo Reddito di cittadinanza, che finora, rispetto al 2021, registra un ammanco di 6156 unità per altrettante famiglie, con 36.789 persone coinvolte in meno. Il motivo? Al netto dei mesi che mancano per completare l’anno, qualcuno un mestiere l’avrà pure trovato, ma fra le cause di decadenza del cosiddetto «patto di servizio» firmato con lo Stato per ricevere il sussidio, spiega il dirigente del dipartimento regionale Lavoro, Gaetano Sciacca, «non spicca certo l’occupazione. Di solito, invece, il patto decade semplicemente perché gli interessati emigrano in altre sedi, oppure perché, di fronte a un’offerta di lavoro segue diniego da parte dell’interessato». Per non parlare di tutti quei lavoretti a metà strada tra il nero e il dichiarato, che rappresentano comunque un’entrata e che possono dunque aumentare il tetto dell’Isee, e senza dimenticate le revoche, ovvero l’immediata sospensione del beneficio qualora, dopo istruttoria e accoglimento della domanda, venga rilevata l’insussistenza di uno o più requisiti, con il recupero delle prestazioni indebitamente erogate. Insomma, per un motivo o per l’altro, continua Sciacca, «per la maggior parte dei richiedenti l’RdC il lavoro continua a restare un miraggio.
E attenzione, non perché in Sicilia non ci sia. Basta infatti ascoltare le associazioni datoriali dell’Isola o dare un’occhiata alla nostra «Ido», la piattaforma della Regione acronimo di Incrocio domanda-offerta, per capire che gli imprenditori sono alla costante ricerca di personale qualificato». Ma tant’è. La soluzione? Per Sciacca può solo passare dal modello «Gol», il piano nazionale «Garanzia occupabilità lavoratori» attraverso il quale la Regione, «per sopperire alle difficoltà riscontrate dai Centri per l’impiego», sposterà la ricerca di occupazione dagli enti pubblici a quelli privati, ossia alle Agenzie per il lavoro, che dovranno rivalutare i patti già firmati da alcuni beneficiari del reddito di cittadinanza (al momento poco più di 12mila) e orientarli verso corsi di formazione obbligatori, pena decadenza dell’RcD.

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