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Messina, le critiche a De Luca: l'omino forte di Vauro ma il giudizio è sui fatti

Un mese, giorno più giorno meno, di “tutti a casa”. E di gestione di un'emergenza mai vissuta in città e nel Paese, almeno nei tempi recenti. Messina ha avuto spesso, in queste settimane, risonanza mediatica a livello nazionale, con protagonista sempre il sindaco Cateno De Luca, per le sue iniziative, per le sue intemperanze, per le azioni forti, per le denunce fatte e subite (ora c'è anche l'accusa di vilipendio...), per le cadute di stile e per le sue o altrui boutade e scenette da commedia all'italiana.

Il famoso vignettista Vauro ha definito De Luca il tipico esempio di «omino forte», capostipite o epigono di una serie di governatori, sindaci e amministratori locali che giocano a far da ducetti o podestà, approfittando di una condizione in cui molti diritti elementari sono di fatto sospesi. E De Luca si presta a questa operazione di identificazione come una sorta di piccolo Mussolini, che alza i toni, sbraita, grida, insulta.

Ma bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di scremare tutto quello che fa parte del “personaggio”, e che si conosce fin dall'inizio della sua tumultuosa carriera politico-amministrativa (da quando si fece fotografare in mutande all'Ars) da tutto ciò che invece attiene agli atti posti in essere, durante questo delicatissimo periodo di governo dell'emergenza.

E allora qui sono i fatti che contano, non il tifo sfegatato o l'odio “social” nei confronti del De Luca “maschera” di se stesso. E, dunque, vediamoli, questi fatti.

1) L'insistenza maniacale sulle regole da rispettare. Darà pure fastidio quel suo «dove ca...vai?» con la voce stridula che si leva dai droni o si spande nei megafoni delle auto, quasi terrorizzando, anziché rassicurando, la propria comunità. Ma diciamocelo francamente: le misure di contenimento del contagio introdotte a Messina, spesso anticipando anche quelle assunte poi a livello nazionale e regionale, stanno funzionando. La nostra città paga ben altre responsabilità, commesse da precise autorità sanitarie, nella assurda gestione di quel focolaio che sta provocando un numero atroce di vittime, la casa di riposo “Come d'Incanto”.

2) La questione dell'attraversamento dello Stretto. Lui esagera come sempre, mandando a quel paese il ministro dell'Interno, denunciando «depistaggi o crimini di Stato». Ma come non dargli ragione nel momento in cui da settimane va ripetendo che lo Stretto non può essere una porta girevole aperta a chiunque, che tutto deve essere regolamentato e va offrendo anche la soluzione normativa, con quella banca dati che sembra talmente ovvia e scontata, da diventare poi assurdo il fatto che il Governo nazionale e la Regione siciliana non abbiano affrontato e sciolto questo nodo nello stesso momento in cui è esplosa l'emergenza e si è dovuto impedire il passaggio da uno Stato all'altro, da una regione all'altra, da una città all'altra?

3) La manovra finanziaria e il sostegno alla comunità. Abbiamo fatto una ricerca e non ci risulta al momento che ci sia in Italia un Comune che abbia messo in campo risorse proprie pari a 40 milioni di euro per fronteggiare queste settimane di crisi tragica, sostenendo le famiglie e quelli che lo stesso De Luca ha definito «i nuovi poveri dell'era coronavirus», piccoli imprenditori, professionisti, partite iva, un esercito di persone che più o meno riusciva ad andare avanti e si è trovato nel baratro, senza più reti protettive. Il Comune di Messina lo ha fatto, indicando voci di bilancio precise, riprogrammando i fondi europei che era riuscito a ottenere e trovando nelle pieghe di un bilancio sostanzialmente risanato una preziosa linfa vitale. Si dirà, ma sono somme sottratte a qualcos'altro, ad altri progetti. Ed è vero ma la città di Messina, intanto, può mettere questi soldi subito, senza aspettare la trafila burocratica dei finanziamenti in arrivo da Roma e da Palermo (ricordiamo, per inciso, che la capitale siciliana, il Comune di Palermo, ha stanziato una cifra pari a 100 mila euro...).

E allora in questo momento, se De Luca sia simpatico o meno, se stia progettando future campagne elettorali per scalare la presidenza della Regione o dell'Europa o del pianeta Marte, è l'ultimo dei problemi. Quello che conta è se si sta battendo a nome e per conto della comunità messinese. Su questo il giudizio, non sul contorno.

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