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Fra i fatti e le intimidazioni social c’è una sola strada possibile: la verità

Trenta o cinquanta o cento persone che siano sono un assembramento? Si, lo sono. Le esequie funebri sono vietate per ora? Si, per tutti, senza eccezioni. Lo stesso vale per i cortei funebri. Le chiese sono state desolatamente vuote in questi giorni di celebrazioni della passione, morte e resurrezione di Gesù, il periodo più importante della liturgia cristiana.

Da più di un mese tante famiglie non hanno neppure potuto dare l'ultimo saluto ai loro cari perché le disposizioni non lo consentono e i dpcm valgono per ora più della stessa umana pietà. Se questo è il contesto, allora è evidente che fa scandalo il corteo funebre avvenuto a Messina senza che nessuno sia intervenuto a far rispettare le regole imposte a tutti gli altri. Che poi questo sia avvenuto perché il morto era fratello di luigi sparacio, il boss che decideva negli anni scorsi sorti e affari criminali a Messina, è un fatto obiettivo, non inventato da nessuno. E ora è oggetto di una doverosa inchiesta giudiziaria.

Il resto è solo un'enorme montagna di sassi e di fango che parti contrapposte stanno lanciando sui soliti social. Reazioni vomitevoli. Il rispetto per chi muore non è negato a nessuno. Ma nessuno può fare ciò che non è consentito ad altri. E chi sbaglia deve pagare. E chi deve controllare, se non lo fa, deve assumersi le proprie responsabilità. Senza patetici tentativi di arrampicarsi sugli specchi.

Oggi più che mai la legalità non può essere una parola vuota di significato. Oggi più che mai su questi temi la città non può dividersi e tutte le istituzioni devono procedere all'unisono, senza pericolosi distinguo e senza facili strumentalizzazioni politiche. Oggi più che mai bisogna dire ai messinesi continuiamo nei sacrifici perché sono imposti a tutti e non ci sono zone franche, neppure se un morto porti o meno un cognome ingombrante.

Gravi intimidazioni sui social network sono arrivate da alcuni membri della famiglia Sparacio, che stanno insultando in modo vergognoso i giornalisti. Fatti su cui si chiede l’immediato intervento delle autorità.

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