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Baracche di Messina, si giochi subito a carte scoperte

Se si scende in campo per prendere in giro i tifosi, è meglio che si resti a casa. Una partita la si gioca per vincere, sempre e comunque, qualunque sia la competizione. Il ricorso alla metafora calcistica ci porta direttamente sul fronte caldo del risanamento e della battaglia definitiva per eliminare le baraccopoli messinesi.

Le dichiarazioni del ministro del Sud Provenzano sconcertano e preoccupano. L’autorevole esponente del governo Conte dice, in sintesi, che la “legge speciale per Messina” potrebbe essere una strada non percorribile, che le competenze sul risanamento sono della Regione siciliana e che Governo e Parlamento non possono accollarsi le responsabilità di chi nei decenni non ha attuato quanto previsto dalla vecchia legge 10 del 1990.

Ancora una volta la posizione del Partito democratico appare schizofrenica. Da un lato, c’è un ministro che esprime perplessità sul ricorso alla legge speciale. Dall’altro, il deputato messinese del Pd Pietro Navarra, e altri suoi colleghi, hanno presentato una proposta di legge speciale, chiedendo lo stanziamento di 230 milioni di euro, in linea con quanto fatto anche dalla parlamentare di Forza Italia Matilde Siracusano (e dalla sua capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini) e, in parte, da un altro messinese, il deputato del M5S Francesco D’Uva.

Sembra di tornare ai tempi della riforma della portualità nazionale. Da un lato, c’era il Governo che, con il ministro del Pd Graziano Delrio, aveva imboccato la strada dell’accorpamento dei porti di Messina e Milazzo con Gioia Tauro, dichiarando l’impossibilità di tornare indietro. Dall’altro, c’erano tanti esponenti locali del Partito democratico contrari a questa ipotesi e fortunatamente è poi prevalsa la linea – grazie, va riconosciuto, alla battaglia vincente condotta dalla deputazione messinese dei Cinque Stelle – della istituzione della sedicesima Autorità di sistema portuale con protagonisti tutti i porti dello Stretto, da Messina a Reggio Calabria.

In questo momento, ci sono ancora sul territorio comunale oltre duemila baracche e circa ottomila persone vi abitano. Tutto quello che è accaduto negli ultimi trent’anni è oggetto di analisi storiche e di migliaia di pagine ingiallite di cronaca. Tornare indietro alla ricerca delle responsabilità negli anni Ottanta, Novanta o Duemila, è un esercizio del tutto inutile, o comunque non funzionale alla soluzione dell’emergenza che sussiste oggi, non negli anni del dopo-terremoto o del dopo-guerra. Oggi c’è questa emergenza, rappresentata da migliaia di costruzioni inadeguate e pericolose, realizzate con materiali in amianto e dove migliaia di concittadini vivono in condizioni indegne di una realtà europea.

Perché una legge speciale dovrebbe essere anticostituzionale? Ce ne sono state parecchie, anche negli ultimi anni (basterebbe citare quelle per Bagnoli-Napoli o per Taranto), senza dover tornare con la mente alla legge speciale di De Gasperi per lo sfollamento dei Sassi di Matera (maggio 1952). E in ogni caso perché il Governo nazionale non dovrebbe poter intervenire, d’intesa con la Regione e con il Comune, per risolvere un problema che ha rilevanza nazionale, e non solo locale? Il ministro Provenzano, con il suo consulente professore Antonio Saitta (che conosce benissimo i problemi dello sbaraccamento, essendo stato anche assessore all’Urbanistica ed essendosi candidato alla sindacatura), lavori d’intesa con il Parlamento e con i deputati del suo e degli altri partiti, affinché si trovi una volta per tutte la quadratura del cerchio. La Storia ha dimostrato che con le sole forze di Comune e Iacp (oggi di A.Ris.Me) e con le procedure di legge ordinarie, la vergogna delle “favelas dello Stretto” è destinata a rimanere, purtroppo, incancellata.

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