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Quella piramide luminosa svanita per sempre

Viviana e Gioele

Il passo è malcerto però affrettato. O forse è lento, lentissimo. Lo porta ancora in braccio, il bambino. O forse gli ha già detto di camminarle accanto, perché «mamma non ce la fa». Terra brulla, arsa, e vegetazione – intorno – mai così muta. E ostile, lei pure.

È accerchiata. Forse fa un brutto incontro. Animali affamati che vogliono qualcosa, o – peggio - fantasmi. Pure, a loro modo, affamati. E vogliono tutto.

Accerchiata, comunque. Ha mille volti, il “male”: le sembianze sfuggenti del virus, invisibile, che da mesi le ha infestato l’anima, le fattezze più certe della morte – quella almeno mette un punto alle paure –. La morte – l’ignoto senza più doppi e tripli fondi perché li contiene tutti –, temuta mille volte per il figlioletto, la morte da lasciarsi in un qualche modo alle spalle. Affrontandola, forse, o trovando riparo, un ristoro per il cuore.

Sulla morte ha lambiccato troppo. Levando gli occhi verso ogni cielo che potesse illuminarla, darle conforto e tregua: ecco perché la piega mistica presa dalla sua sempre più tremula esistenza, ecco perché la domanda d’aiuto a chi, per vocazione e studi, s’orienta meglio – forse – tra le “bizzarrie” della psiche.

Sì, è accerchiata. E tutto trama contro di lei, contro ogni vita di qua e di là d’ogni latitudine, e forse è proprio vero che la Terra è l’inferno d’un altro – quanto più felice? – pianeta. La “Piramide della luce” di Motta d’Affermo, vagheggiata forse come luogo di “purificazione”, è ormai soltanto un miraggio: l’incidente in strada – crudo, come solo la malvagità, tra rotazioni e rivoluzioni, sa essere – ha parlato il linguaggio, senza spazio per gli equivoci, della morte, del suo essere ovunque e incombente. Appena un promemoria, forse: ennesima dimostrazione, distratta persino, del più evidente e inaccettabile dei teoremi.

Non c’è tempo, non c’è catarsi. Nessuno – scopre tra il terriccio d’una grande isola antica – va davvero incontro al “proprio” destino. Non c’è che una forma, ultima e unica, in fondo. Forse Viviana sceglie, per sé e per Gioele, forse no. Forse nessuno, davvero, sceglie. È un’idea che giova al senso delle cose, si sia cristiani o no. E in certe oscure stagioni il senso è più sbiadito che in altre. Meno che sbiadito: quasi assente.

Forse?

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