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Strage di Avola 50 anni fa, Musumeci scriverà al capo dello Stato per desecretare gli atti

Nello Musumeci

Ricordo e commemorazione stamani ad Avola (Ragusa) per i cinquant'anni dalla strage dei braccianti, con le forze dell’ordine che ricevettero l’ordine di sparare sui lavoratori che il 2 dicembre del '68 stavano scioperando per i diritti: due morti e 48 feriti.

«Una vicenda drammatica che segnò una intera stagione sindacale e per l’intero Paese - dice il coordinatore di Art.1-Mdp in Sicioia, Pippo Zappulla - Fu uno degli eventi che scatenò una giusta indignazione in tutta Italia e contribuì a sviluppare quella straordinaria stagione del 68-69 nelle fabbriche, nelle scuole e nelle università».

Dal palco del teatro Garibaldi di Avola, dove si è svolta una iniziativa organizzata dal sindaco Luca Cannata, Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uil hanno chiesto alle istituzioni di mettere in pratica «tutti gli strumenti normativi esistenti per sconfiggere il caporalato e lo Stato renda pubblici i fascicoli di polizia di 50 anni fa».

Per il segretario generale Flai Cgil, Ivana Galli, «quei diritti conquistati ad Avola devono essere mantenuti vivi; per farlo le istituzioni devono fare rispettare le leggi esistenti e attuare tutti i protocolli siglati. E questo per contrastare tutte quelle forme di caporalato ancora presenti nelle campagne dove si continua a morire».

«I giovani devono sapere che quei braccianti persero la vita perché stavano lottando per sacrosanti diritti, per combattere le gabbie salariali, perché allora un bracciante di Avola percepiva un salario diverso da quello di un bracciante di Lentini», sottolinea Zappulla. La giornata si è aperta con la tradizionale posa della corona di fiori al cippo in contrada Chiusa di Carlo, il luogo dell’eccidio.

Il presidente della Regione, Nello Musumeci, scriverà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere di riaprire i fascicoli secretati della polizia per capire cosa accadde veramente il 2 dicembre del '68 ad Avola, nel Siracusano. L’impegno è stato preso oggi ad una tavola rotonda sui 50 anni dei fatti di Avola, quando due braccianti agricoli persero la vita durante una protesta a sostegno della lotta dei braccianti per il rinnovo del contratto di lavoro: Giuseppe Scibilia, di 47 anni, e Angelo Sigona, di 25, vennero uccisi.

«Sarebbe un modo per risanare la ferita, e per dare un senso alla vita di quelle persone che con il loro sacrificio contribuirono a tante conquiste per il mondo del lavoro, compreso lo statuto dei lavoratori», ha detto il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota. «Quello dello sfruttamento nei campi è un fenomeno trasversale, al Sud come al Centro e al Nord. Oltre 400 mila persone vengono sfruttate e restano senza tutele. Sono circa 220 mila i braccianti irregolari», ha aggiunto. All’incontro introdotto dal sindaco di Avola, Luca Cannata, hanno preso parte anche i segretario generale nazionale di Flai Cgil, Ivana Galli, il segretario generale Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, ed il segretario generale della Uil territoriale, Stefano Munafò.

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