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Sicilia, caos all'Ars: maggioranza battuta, manovra rinviata. Il M5s: "Musumeci faccia le riforme con noi"

Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci

L’Assemblea regionale siciliana è in tilt. Governo e maggioranza stanno cercando una exit strategy dopo la bocciatura in aula della norma della legge di stabilità che prevedeva di spalmare in tre anni il disavanzo da 544 milioni di euro, con conseguenti tagli al bilancio. Una soluzione non facile, tant'è che l’aula è stata rinviata a domani alle 18.

Si bloccano quindi i lavori dell’Ars dopo la bocciatura dell’articolo 7, la norma 'salva-conti' che prevedeva anche l’accantonamento di somme per 53 milioni nel fondo per i crediti di dubbia esigibilità. «Il governo - ha detto il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè - sta studiando un rimedio alla bocciatura dell’articolo 7». Si tratta di riscrivere parti della Manovra per garantire la tenuta dei conti. L’opposizione chiede la proroga dell’esercizio provvisorio che l’esecutivo vuole però scongiurare. E’ l’esito di una tormentata due-giorni di lavori durante la quale maggioranza e governo sono stati battuti più volte anche dai franchi tiratori. Tra le norme bocciate anche quella simbolo della finanziaria che proponeva sgravi fiscali per i cittadini che dall’estero si trasferiscono in Sicilia, mutuando il modello fiscale del Portogallo.

Dopo avere inanellato all’Ars una serie di ko, tali da stordire il pugile più allenato, il governo Musumeci ha chiesto di stoppare l’esame del testo per valutare come andare avanti, riscrivere nei fatti buona parte della manovra ed evitare nuovi passi falsi. Il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Miccichè, dopo una breve sospensione, si «è detto avvilito» per la «situazione da caos, completamente fuori controllo. Prima o poi ci ammazzeranno se continuiamo a lavorare così». E ha rinviato i lavori alle 18. Pesante l’ultima bocciatura, quella della norma tecnica che aveva l’obiettivo di rimpinguare il fondo rischi, ridotto in bilancio per coprire il disavanzo accertato dalla Corte dei conti. Ora dovranno trovarsi le somme, circa 53 milioni annui per coprire il Fondo crediti di dubbia esigibilità che - come la magistratura contabile aveva avvertito - deve essere garantito a copertura del 'buco' nei conti.

Per il capogruppo del Pd Giuseppe Lupo «occorre ora che il governo presenti subito una richiesta di proroga dell’esercizio provvisorio». La votazione dell’emendamento del governo ha registrato i voti di 4 franchi tiratori, erano infatti 29 i deputati della maggioranza presenti in Aula, 32 i parlamentari delle opposizioni, sono stati invece 36 in tutto i voti contrari. Su tutte le furie Armao per il quale la richiesta di voto segreto, che ha fatto ancora una volta capitolare l’esecutivo è stata da «irresponsabili». Per il capogruppo del Pd Giuseppe, a questo punto, in assenza di questa norma «non si possono accantonare i fondi per risanare i debiti, si vada alla proroga dell’esercizio provvisorio per evitare il taglio indiscriminato di numerosi e importanti capitoli di spesa». L’esponente del governo Musumeci si è opposto seccamente: «Non chiederemo una proroga dell’esercizio provvisorio».

Poco prima con 35 favorevoli all’emendamento soppressivo presentato da Claudio Fava e Danilo Lo Giudice (Misto) era stato bocciato l’articolo 1 della finanziaria che proponeva sgravi fiscali per i cittadini che dall’estero si fossero trasferiti in Sicilia. La norma, che mutuava il modello fiscale del Portogallo: «Abbiamo bocciato la norma manifesto. Una norma - accusa Fava - che proponeva sgravi fiscali per qualche decina di pensionati stranieri... e chi se ne frega dei 90 mila giovani siciliani costretti ogni anno a lasciare l’Isola...». In questo clima avvelenato è stata sospesa la seduta.

Con l’esercizio provvisorio scaduto a fine gennaio, la brusca frenata sulla legge di stabilità, la Regione siciliana da quasi due settimane si trova in gestione provvisoria: dunque con l'autorizzazione solo al pagamento delle spese obbligatorie. Una sorta di «shutdown», come l’ha definito il Pd, all’opposizione nell’isola insieme al M5s.

«Quando pensi di avere toccato il fondo, poi scopri che si può ancora scendere». Sicindustria commenta così il tormentatissimo iter per l’approvazione della finanziaria regionale, in corso all’Ars. «Lo spettacolo di questi giorni proposto da governo e Parlamento regionale - aggiunge l’associazione regionale degli industriali - che continuano a farsi la guerra sulla pelle dei siciliani, è davvero sconfortante soprattutto se si pensa che ciò avviene nell’anonimato grazie al voto segreto che mortifica il rapporto di trasparenza che deve esserci tra elettori ed eletti. La Regione sta mostrando tutta l’incapacità nel proporre una qualsiasi idea di sviluppo: in oltre 50 articoli non si trova un progetto di crescita, si prevedono tagli e poi nulla per invertire una rotta che sembra tragicamente segnata. Il rischio è, come al solito, quello che la montagna partorisca un topolino». Il governatore Nello Musumeci, per il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese, «ha ultimamente rimproverato a Sicindustria le critiche mosse al governo. Noi diciamo che, se da un lato le critiche possono creare prurito, dall’altro sono strumento di confronto indispensabile da cui dovrebbe passare sempre l’azione politica. Oggi ribadiamo che sarebbe importante parlare di misure rivolte alla crescita del sistema economico e quindi dell’occupazione, piuttosto che ricordarsi delle imprese solo quando c'è da rimpinguare le casse pubbliche».

Intanto, arriva una sponda dall'opposizione: «Musumeci si liberi di questa maggioranza famelica e ricattatrice e scriva con il M5s quattro o cinque riforme per la Sicilia. Gli abbiamo dato un foglio bianco e due penne, si liberi dei suoi partiti e firmi questo patto con noi». Lo ha detto Francesco Cappello, capogruppo del M5s all’Ars, in una conferenza stampa a cui ha preso parte tutta la deputazione pentastellata, al termine della giornata d’Aula che ha bocciato norme cardine della finanziaria regionale. Una nuova offerta che rilancia quella di settimane fa e che adesso, a fronte di una maggioranza sempre più nel caos, potrebbe essere accolta. «La condizione è che si liberi dei partiti zavorra che ha intorno, altrimenti si dimetta», ha aggiunto.

«La bocciatura degli articoli 7 e 1, cardini di questa disastrosa Finanziaria, è la dimostrazione - aggiunge Cappello - dell’inconsistenza di questo governo, che non ha saputo difendere le norme fondanti dell’impianto normativo portato in aula. A scontarne le conseguenze, come al solito, saranno i siciliani, che attendono invano risposte da questo arrogante e presuntuoso esecutivo. A questo punto Musumeci ha poca scelta: o si libera dalle zavorre che lo frenano e scrive assieme a noi quattro riforme per salvare la Sicilia o vada a casa». Prosegue il deputato 5 Stelle: «Non ci interessano le poltrone - dice Cappello a nome del gruppo - ci interessa risolvere le tante emergenze di un’Isola al collasso. Musumeci ne prenda atto».

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