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Siri indagato per corruzione, Di Maio: "Si dimetta". Salvini: piena fiducia

Il sottosegretario Armando Siri

Da Di Maio arriva la richiesta di dimissioni, dalla Lega un attestato di fiducia. Sono le prime reazioni politiche all'indagine, partita da Palermo, sul sottosegretario ai Trasporti, Armando Siri, della Lega.  

"Sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimetta - commenta il vicepremier Luigi Di Maio -. Gli auguro di risultare innocente e siamo pronti a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita".

"Non so se Salvini sia d'accordo con questa mia linea intransigente, ma è mio dovere tutelare il governo e l'integrità delle istituzioni", ha aggiunto. "Un sottosegretario indagato per fatti legati alla mafia è un fatto grave. Non è più una questione tecnica giuridica ma morale e politica. Va bene rispettare i tre gradi di giudizio, ma qui la questione è morale. Ma se i fatti dovessero essere questi è chiaro che Siri dovrebbe dimettersi".

Opposta la reazione della Lega: "Piena fiducia nel sottosegretario Armando Siri, nella sua correttezza. L'auspicio è che le indagini siano veloci per non lasciare nessuna ombra". "L'ho sentito oggi - ha detto Matteo Salvini, mentre scende dalle scalette dell'aereo di linea che ha portato il ministro in Calabria per il Cdm -, l'ha letto dai giornali, è assurdo. Lo conosco, lo stimo, non ho dubbio alcuno, peraltro stiamo parlando di qualcosa che non è finito neanche nel Def".  "Assolutamente si", risponde ancora Salvini a chi gli chiede se ha piena fiducia in Siri.

Sarebbe stata di 30mila euro la mazzetta intascata dal sottosegretario ai Trasporti per introdurre una norma nel Def che avrebbe favorito alcuni imprenditori nel campo delle energie rinnovabili. L'emendamento però non è mai passato.

Siri è indagato per corruzione dai pm romani nell'ambito di una indagine nata a Palermo su un imprenditore dell'eolico, Vito Nicastri, ritenuto vicino a Cosa nostra. A consegnare il denaro a Siri sarebbe stato Paolo Arata, professore universitario, estensore del programma sull'energia della Lega e in affari, per i pm, con Nicastri.

Siri, che non sapeva dei rapporti tra Arata e Nicastri, avrebbe ricevuto il denaro a casa del professore che sarebbe stato un suo grande sponsor nella politica. L'emendamento caldeggiato avrebbe dovuto fare retroagire i finanziamenti stanziati per le rinnovabili alla data di costituzione di una delle società di Nicastri che avrebbe potuto così beneficiarne.

Parallelamente all'indagine romana la procura di Palermo ha ricostruito un giro di tangenti alla Regione siciliana per favorire Nicastri nell'ottenimento di alcune concessioni.

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