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Ex Province siciliane, la marcia di De Luca a Messina diventa un caso politico

“Marcia della dignità”. L’ha chiamata così, il sindaco Cateno De Luca, la manifestazione di protesta per la quale ha chiamato a raccolta i sindaci della provincia, «tutti i dipendenti della Città metropolitana, i dirigenti scolastici, gli studenti, i sindacati, le associazioni di categoria e il popolo della città e della provincia».

La marcia sulle ex Province, con partenza stamattina alle 9 da piazza Antonello a Messina e conclusione in prefettura, dove «consegnerò la mia fascia di sindaco della Città metropolitana e mi autosospenderò dalle funzioni».

Al di là della fattibilità o meno di quest’ultimo atto – De Luca non è sindaco metropolitano perché eletto ma in quanto sindaco del capoluogo, quindi “d’ufficio” –, un evento che secondo gli iniziali intenti doveva unire, sta finendo per dividere. La politica e non solo.

Il dubbio che tutto si possa trasformare in una sorta di “parata” elettorale è venuto a molti. Diversi sindaci non hanno ancora sciolto la riserva, altri invece verranno di certo, convinti dal tour che da settimane De Luca porta avanti in giro per i comuni della provincia. Anch’esso, guarda caso, in piena campagna elettorale per le Europee.

È diventata anche una scelta di campo tra sindacati - come riporta la Gazzetta del Sud oggi in edicola -: Cisl e Fiadel, innegabilmente le sigle più vicine alle posizioni del sindaco in questi mesi, hanno aderito (col distinguo del segretario della Cisl Tonino Genovese: «Siamo in piazza per il lavoro, non condividiamo la scelta di consegnare la fascia da sindaco»); Cgil e Uil, altrettanto innegabilmente le sigle più critiche nei confronti di De Luca, hanno detto “no grazie”, ritenendo la marcia, in soldoni, una strumentalizzazione a fini elettorali.

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