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L'arresto di Arata, l'assessore della Regione Sicilia Pierobon: "Era una zecca. Non mi dimetto"

L'assessore Alberto Pierobon

L’assessore all’Energia Alberto Pierobon non ci sta. Il tecnico venuto dal Veneto per raddrizzare la gestione dei rifiuti, finito nel caso del faccendiere arrestato Francesco Paolo Arata, mostra insofferenza, ma assicura di non volere interrompere il suo mandato: «Non rimpiango di essere venuto in Sicilia. Ho conosciuto belle persone, ho trovato tanti amici. Ma tornando indietro non credo che accetterei l’incarico. All’inizio non avevo accettato subito, ho esitato un mese e mezzo circa, poi il presidente mi ha convinto. Ora non lo so, sto perdendo la salute, non dormo, mi sono ammalato due volte». Ma potrebbe fare un passo indietro? «Assolutamente no, anzi voglio portare avanti in maniera più decisa il mio mandato nella vita non cedo mai».

E sulla vicenda Arata sottolinea: «Sui giornali sono state scritte delle cose vergognose, riportando frasi estrapolate dal contesto. Quando sono arrivato a Palermo sono stato con una persona sola nel Gabinetto per un mese e mezzo. Non è un dato da trascurare, non c'erano controlli e lo sapevano tutti. Così abbiamo introdotto una serie di identificazioni, di passaggi e verifiche che ancora non sono sufficienti. La svolta è stata solo dal novembre 2018, quando abbiamo raggiunto un assetto più organico».

Arata «era una zecca cavallina, era insistente, mi tempestava di messaggi». Ricostruendo i suoi rapporti con quest’ultimo, ha ricordato: «Stamattina ci ho riflettuto molto, ho riguardato anche i messaggi whatsapp e sms che riguardano questa persona, ma la mia memoria mi porta ai primi giorni del mese di marzo del 2018, quando ho incrociato casualmente in portineria due funzionari che mi hanno presentato Arata». Successivamente, «mi ha tempestato di messaggi lamentandosi che il suo progetto era fermo per colpa di malagestio e inefficienza degli uffici e chiedeva il mio intervento affinchè si chiarisse questo aspetto: voleva sapere a che punto era la sua pratica». Pierobon, tuttavia, ammette che Arata frequentava gli uffici «in maniera disinvolta. Io non sono il cameriere di nessuno, ma rispondo a tutti, sono troppo gentile. Ma non ho mai fatto pressioni, nè orientato gli uffici per un sì o per un no».

«Non sapevo chi fosse Paolo Arata e nessuno mi ha messo in guardia. Se qualcuno sapeva doveva avvisarmi. Perchè io parlo con tutti, Arata era uno dei tanti». Lo ha detto l’assessore regionale all’Energia, Alberto Pierobon, incontrando i cronisti nella sede dell’assessorato. Pierobon ha confermato di avere avuto diversi contatti con Paolo Arata, il primo all’inizio di maggio dell’anno scorso quando gli fu presentato da due funzionari dell’assessorato, poi ha letto più sms e messaggi whatsapp scambiati con il faccendiere che faceva pressioni per avere le autorizzazioni per il progetto della società Solgesta, finita nell’inchiesta della Procura di Palermo. Gli scambi di messaggi sono finiti nel rapporto della Dia, l’assessore non risulta indagato.

«Sono a disposizione dei magistrati qualora volessero sentirmi». Così l’assessore regionale all’Energia, Alberto Pierobon che non è indagato, ha risposto ai cronisti sui rapporti con il faccendiere Paolo Arata, arrestato per corruzione, che emergono dalle carte dell’inchiesta della Procura di Palermo. Pierobon difende il suo modo di operare e a chi gli ha chiesto se considera normale parlare al telefono o scambiare sms con imprenditori che presentano progetti alla Regione Sicilia ha risposto: «Devo ricevere e parlare con tutti, questo è il mio ruolo: io voglio costruire qualcosa in Sicilia e dare risposte».

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