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Coronavirus in Sicilia, Musumeci: «Siamo pronti a fronteggiare l’emergenza»

Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci

Dalla sua “trincea” catanese il governatore Nello Musumeci muove le leve della Regione per tentare di chiudere gli spazi all’avanzata dell’infezione e attrezzare la Sicilia sul fronte sanitario.

Ogni giorno vertici istituzionali con i presidenti delle altre regioni e con i ministri del governo nazionale, gli aggiornamenti con la Protezione civile, i confronti con gli assessori e in particolare con Ruggero Razza, l’uomo alla guida della sanità siciliana. Ma bisogna fare i conti anche con un’economia paralizzata e con l’esigenza di garantire ossigeno alle imprese e ai lavoratori.

Intanto, però, la prima linea è il tentativo di arginare l’infiltrazione del virus nel tessuto siciliano.

Presidente, la Sicilia dobbiamo prepararci al peggio?

«Frenare il diffondersi del contagio dipende da ciascuno di noi. Sin dal primo istante, abbiamo avuto un approccio con l’emergenza assolutamente responsabile e lucido, invocando dallo Stato misure categoriche, che soltanto ora si intravedono. Abbiamo fatto la voce grossa per ottenere una stretta sui controlli per chi arriva in Sicilia e ho voluto verificare di persona che davvero l'attenzione fosse ai massimi livelli. Il sistema sanitario regionale finora ha saputo fronteggiare l'epidemia, ma abbiamo già pianificato per arginare un eventuale aggravarsi della situazione. È il cosiddetto Piano B, che prevede i Covid hospital, con mille nuovi posti letto da destinare soltanto ai pazienti affetti da Coronavirus. Ma prevede anche l'acquisto di ventilatori e di monitor ed il reclutamento di nuovo personale medico e infermieristico attraverso una procedura urgente. Per tutto quello che è di nostra competenza, non intendiamo lasciare nulla al caso».

Lei ha più volte citato i ventimila che sono tornati nei giorni scorsi dalle zone più colpite. Ha fondati motivi per temere ripercussioni?

«La soglia di rischio si è alzata, non c’è dubbio. Purtroppo è accaduto ciò che temevamo, nonostante il nostro pressante invito rivolto a chi si trovava al Nord, turista o siciliano, affinchè non venisse qui da noi. Ventimila conterranei, però, temendo di restare chiusi nella cosiddetta zona rossa, hanno deciso di fare rientro nell'Isola. Quasi tutti, comunque, si sono registrati, come abbiamo chiesto di fare. E chi proveniva dalle cosiddette zone infette sta osservando la quarantena. Tra la gente c'è un'autoresponsabilità che va crescendo e questo è confortante. Continuiamo tutti, ripeto, a fare qualche sacrificio per riappropriarci più in fretta possibile della normalità».

La Regione ha varato un piano straordinario adeguato all'emergenza. Poi però mancano mascherine e kit per la sicurezza degli operatori sanitari. O come denuncia il senatore Candiani, la Protezione civile risponde picche ai sindaci.

«Appunto. Stiamo pagando l'inefficienza della Unità di crisi nazionale. A Roma qualcosa non ha funzionato, in termini di tempistica. Tra le richieste che abbiamo avanzato, con forza, nel corso dell'ultimo vertice tra i governatori e Palazzo Chigi, c'è proprio la consegna urgente dei cosiddetti Dpi, i dispositivi di protezione individuale, come mascherine, tute e guanti. E questo dipende da Roma. Anche la Protezione civile regionale è ben consapevole della assoluta necessità di tali rifornimenti, che devono poter soddisfare pienamente le richieste dei sindaci, delle strutture sanitarie e dell'intero territorio. In Lombardia si trovano nelle nostre identiche situazioni. Intanto, ho fatto appello a misure sempre più restrittive e le continuiamo a chiedere. Occorre che ognuno dia il proprio contributo affinché l'emergenza sia fronteggiata al meglio».

Mille posti letto. In quanto tempo riusciremo ad attrezzarli?

«La nostra è una stima che si basa sulla reale capacità di attivarli nelle strutture ospedaliere già individuate. La macchina organizzativa è già al lavoro e i tempi sono strettissimi nonostante, per fortuna, non ci sia un'esigenza immediata, visti i numeri del contagio che in Sicilia rimangono ancora contenuti».

Intubazione e ventilazione polmonare. Sembrano questi i punti deboli dell'assistenza. Come ci stiamo attrezzando?

«In tutta la Sicilia ed in provincia di Messina, in modo molto coordinato tra tutte le Aziende sanitarie, si stanno allestendo reparti di terapia intensiva dedicati. Abbiamo chiesto a Roma tempi certi per la consegna dei ventilatori polmonari, ma ho dato mandato di procedere ad un acquisto anche autonomo».

Sul piano economico la Regione ha varato le prime contromisure. Non bastano. Servono soluzioni più radicali, come convincere le banche - per esempio - a sospendere i mutui per le famiglie. Ha già in mente una proposta?

«Certo, ne abbiamo più di una. Intanto, abbiamo affidato all'Irfis, la banca controllata dalla Regione, il compito di concedere alle piccole imprese finanziamenti fino a 50 mila euro. Liquidità immediata a valere sul Fondo Sicilia. Si tratta di una misura straordinaria, già operativa dalla prossima settimana, essenziale per sostenere le aziende ed aiutarle a superare questo momento di grave crisi. Altre iniziative sono in cantiere ed il vostro quotidiano ne ha dato notizia dopo l'ultima Giunta di ieri. Ma non basta. Al Governo nazionale chiediamo di fare la propria parte, intervenendo con misure finanziarie sui mutui a sostegno anche delle famiglie. Nessuno deve essere lasciato indietro. La Sicilia non può permettersi licenziamenti ed altre emergenze sociali».

Finanziaria d’emergenza e anti-virus, patto di salute pubblica con le opposizioni. Si può fare?

«Non lo escludo. Sulla Finanziaria 2020 va aperto un confronto con l'Assemblea regionale sulle scelte che si vogliono fare. Ne parleremo serenamente e, sono certo, ognuno saprà assumersi le proprie responsabilità. Ripeto: è il momento in cui tutti devono sapere offrire un contributo, mettendo da parte egoismi e polemiche. Mai, come adesso, la manovra da approvare dovrà guardare alle reali esigenze dei siciliani che, più di altri cittadini italiani, rischiano di pagare carissimo questo momento in cui tutto si sta fermando. Non sappiamo ancora per quanto, non possiamo prevederlo. È certo però che ogni giorno, qui, rischia di rappresentare per tanti un punto di non ritorno».

Il conflitto istituzionale innescato dal sindaco di Messina disorienta i cittadini.

«Per quanto riguarda il Governo regionale non c'è stato alcun conflitto istituzionale. Ognuno conosce bene il proprio ambito d'azione nella gestione dell'emergenza. Ho già incontrato i nove prefetti dell'Isola e i vertici delle ex Province per concordare una strategia omogenea ed efficace, nel rispetto dei compiti di ciascuno. Un gioco di squadra, insomma, che deve anche rassicurare i cittadini, mentre dilaga da noi e nel resto del mondo la più insidiosa epidemia dell'ultimo secolo».

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