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Da Mondello-Musolino al direttore generale: i casi che "agitano" il Comune di Messina

Dafne Musolino

Quella in corso è una delle fasi più turbolente del percorso amministrativo targato De Luca. Almeno dal punto di vista del clima dentro una Giunta che, finora, si era sempre mostrata compatta, sotto la protezione del grande “ombrello” offerto proprio dalla sovraesposizione mediatica e dal “centralismo” dello stesso sindaco di Messina.

Gli addii di Trimarchi e Scattareggia erano nell’aria, ma rappresentano solo la punta di un iceberg che appare ben più profondo. Al di là delle dichiarazioni di rito (suggerite da De Luca, poco propenso ad affrontare altre grane?), il consiglio comunale di mercoledì sera ha fatto emergere una certa tensione tra i due assessori più “in vista” della Giunta, Salvatore Mondello e Dafne Musolino.

Una tensione che l’opposizione non ha mancato di sottolineare, vedi il Movimento 5 Stelle, che parla di «frattura interna fra il vicesindaco Mondello e l’assessore Musolino, la quale facendosi portavoce del sindaco, ha espresso le sue perplessità sui tempi e sui costi della pedonalizzazione, proponendo persino il ritiro della delibera».

Delibera che poi Mondello si è rifiutato di ritirare (e che poi è stata approvata senza i voti del centrodestra), dichiarando: «Se il mio sindaco, che oggi rappresento, non sarà più d'accordo sul mio modus operandi, ho la mia vita, ho la mia professione».

I bene informati giurano che già nelle scorse settimane non fossero mancati attriti tra i due proprio sul tema isola pedonale. E ieri pomeriggio, in commissione Bilancio, Salvatore Serra, da sempre sostenitore dell’Amministrazione, ha rincarato la dose: «Il vicesindaco è stato capace di creare due maggioranze: una che sostiene il vicesindaco, appunto, e una che sostiene il sindaco». O la Musolino...

Così ieri i due assessori sono stati richiamati all’ordine e hanno diramato un comunicato stampa congiunto: «Non esiste alcun “caso politico” in Giunta. L’argomento delle isole pedonali è spinoso e di difficile, se non impossibile, soluzione globalmente condivisa; pertanto, è normale che si possano creare fraintendimenti su questioni prettamente tecniche. La Giunta De Luca è e continua ad essere coesa; naturalmente, come tutte le compagini politiche, è soggetta ad avvicendamenti o sostituzioni nelle deleghe, in linea con la volontà del sindaco, che comunque è e resta la più forte ed incisiva garanzia dell’azione di governo della città». Insomma, uniti “solo” nel nome di De Luca.

Ma il caso politico c’è tutto. E ce n’è anche un altro, più lontano (al momento) dai riflettori. Riguarda il segretario generale, Rossana Carrubba, che tra pochi giorni non ricoprirà più il secondo ruolo di direttore generale. De Luca, infatti, pare unilateralmente, ha deciso di revocarle l’incarico.

Ignote le motivazioni, anche se pare che il sindaco voglia cogliere i due famosi piccioni con una fava: “scaricare” sulla Carrubba il fallimento di una serie di atti (specie ordinanze) concepiti da altri – sui quali, però, pare che la stessa non sia stata mai contemplata – e riservarsi una casella prestigiosa, quella di direttore generale, appunto, per una nomina più “fiduciaria” (si fanno i nomi dei già noti Federico Basile, Roberto Cicala e, più difficilmente, Salvo Puccio).

Quell’incarico di direttore generale che De Luca, in campagna elettorale, aveva definito inutilmente costoso per le casse comunali. Ma del resto anche le società partecipate dovevano essere azzerate...

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