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Il Ponte e le contraddizioni del Governo, Provenzano: poco tempo per inserirlo nel Recovery Fund

Il ministro Giuseppe Provenzano

Si uscirà mai dall’equivoco? L’alternarsi di dichiarazioni da parte degli esponenti del Governo nazionale lascia pensare che continui a non esserci una linea univoca sul Ponte e sul suo inserimento all’interno del Recovery Fund, la grande storica e irripetibile occasione per il Paese di colmare le gravi lacune infrastrutturali e la perdurante diseguaglianza tra Centro-Nord e Sud.

L’ultima affermazione, in ordine di tempo, è nuovamente del ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, intervenuto nel corso della trasmissione di Rai3 “Agorà”. «Non c’è alcun pregiudizio ideologico – ha premesso Provenzano –, ma i tempi sono totalmente incompatibili con quelli del Recovery Fund. Il Ponte sullo Stretto di Messina non è finanziabile con quei fondi». E poi ha aggiunto che sono altre le opere essenziali da finanziare, a partire dall’Alta velocità. «Abbiamo il dovere di garantire il diritto dei cittadini alla mobilità. L’unico diritto alla mobilità che è stato dato è stato quello di emigrare», ha concluso il ministro.

Un ragionamento di cui non si possono non evidenziare le contraddizioni. La prima: senza Ponte l’Alta velocità ferroviaria rischia di essere solo uno slogan, i treni non volano, il braccio di mare tra Sicilia e Calabria è comunque un muro d’acqua da superare. La seconda: bisogna garantire il diritto alla mobilità, bene, e il Ponte è un’opera di mobilità al centro di un sistema strategico fatto di connessioni viarie e ferroviarie, che lega il Nord e il Sud dell’Europa, non solo l’Isola e il Continente. La terza: il Ponte è l’unica infrastruttura oggi in grado di creare migliaia di posti di lavoro, frenando proprio quell’emorragia di giovani che emigrano di cui parla lo stesso ministro.

A non pensarla come Provenzano è il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone, intervenuto a “SkyStart”: «Le risorse del Recovery Fund, che sono ingenti ma sono “una tantum”, vanno utilizzate per progetti che sono in grado di cambiare il destino del Paese. Il Ponte sullo Stretto deve essere tra le priorità nella progettazione della spesa dei fondi europei perché è un'opera strategica per collegare il nostro Sud all'Europa e far diventare l'Italia più competitiva: Italia Viva chiederà di inserirlo nelle linee guida che discuteremo in Senato nei prossimi giorni. Basta temporeggiare! Gli anni che verranno saranno fondamentali per la ripresa e il modello che dobbiamo imporre è quello dello sviluppo strategico non quello del l'assistenzialismo. L'emergenza numero uno adesso è il lavoro».

E scende in campo di nuovo anche Matilde Siracusano, la deputata messinese di Forza Italia: «Il Recovery Fund ci darà l’occasione di finanziare tante infrastrutture strategiche che il Paese aspetta da anni. Autostrade, Alta velocità, gallerie, viadotti, ponti. Tra queste opere, una in particolare si scontra contro il pregiudizio ideologico del Movimento 5 Stelle e di alcune frange della sinistra al governo: il Ponte sullo Stretto di Messina. Dal premier Conte e dalla ministra De Micheli nei mesi scorsi sono arrivati passi in avanti e ritirate repentine; dal vice ministro Cancelleri abbiamo ascoltato la barzelletta del tunnel sottomarino; mentre il ministro Provenzano prova ad accampare scuse burocratiche: per il Ponte, ha detto, “i tempi sono totalmente incompatibili con quelli del Recovery Fund, non è finanziabile con quei fondi” Niente di più errato. Il Ponte sullo Stretto ha già un progetto, ha già un via libera a livello internazionale, ha già alle spalle completi studi di fattibilità. Basterebbero l’ok del Governo e l’arrivo dei finanziamenti per rendere questa infrastruttura immediatamente cantierabile. Se a Palazzo Chigi avranno lungimiranza e prospettiva si potrà dare una grande opportunità al Mezzogiorno, in caso contrario questo esecutivo continuerà a condannare il Sud all’irrilevanza».

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