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Coronavirus, De Luca: "Messina non ha posti letto a sufficienza in terapia intensiva"

Cateno De Luca

All'attacco, a tutto campo. Il sindaco di Messina Cateno De Luca replica a chi critica l'ordinanza "anti babbiu" e punta il dito contro "la vera emergenza" esistente a Messina e in Sicilia, quella sanitaria.

"Non perdete il vostro tempo ad inveire contro l’ordinanza del vostro sindaco - afferma De Luca - ma destinate una parte del vostro tempo per pregare perché a Messina non abbiamo posti letto a sufficienza in terapia intensiva. Il 30 ottobre ho denunciato pubblicamente l’esistenza di soli dodici posti letto in terapia intensiva al policlinico di Messina per gli ammalati di Covid: nessuno mi ha smentito e querelato. A Messina, In base agli standard vigenti nel resto d’Italia, avremmo dovuto avere almeno sessanta posti letto in terapia intensiva (uno ogni 10 mila abitanti) ma nessuno si è indignato o ha lottato a fianco al sindaco. In attesa che i Nas facciano chiarezza sul quadro regionale, questa è la situazione attuale dei posti letto in terapia intensiva per i pazienti covid nella città e nella provincia di Messina: 6 posti disponibili, se tutto va bene".

"Non è stato facile tirare fuori i dati reali nei vari confronti con i vertici delle strutture sanitarie: tra posti attivati, attivabili, programmati... abbiamo riscontrato molta buona volontà e poca concretezza - continua De Luca - Oggi anche i più strenui difensori della sanità locale cominciano a fare marcia indietro di fronte alla sostanziale saturazione dei posti effettivamente disponibili, sulla quale avevamo lanciato l'allarme tre settimane fa. Ad oggi, tra Policlinico e Papardo, a volerci credere, ci sono al massimo 10 posti letto immediatamente disponibili. Tutto qui. Il resto sono chiacchiere tra esperti, veri e presunti".

"A Barcellona l'effettiva attivazione degli annunciati 2 posti letto è messa in dubbio dagli stessi rianimatori di quell'ospedale. I presunti 4 posti di Taormina ci sono e non ci sono, visto che i pazienti catanesi vengono ricoverati a Messina. Un gioco di numeri che appaiono, scompaiono e cambiano continuamente. Un gioco di prestigio per salvare l'onore del "potente" di turno. A questo gioco noi non ci stiamo, perché non si gioca con la salute e con la vita dei cittadini!", conclude il sindaco.

E dura la replica anche sulla chiusura delle scuole e sulle critiche mosse da più parti, con in testa il preside e consigliere comunale Pietro La Tona. "Ed ora siamo diventati tutti esperti di statistica: i casi di contagio nelle scuole a qualcuno sembrano pochi... - dichiara il sindaco - Ma che c'entrano le percentuali? Covid nelle scuole: La tabella che è stata pubblicata sui giornali è stata elaborata a seguito delle attività di indagini della polizia municipale effettuate su mia disposizione perché l’Asp si è rifiutata di fornire i reali numeri sia al comune che ai dirigenti scolastici. Tale indagine è stata espletata nei giorni 18 e 19 novembre ed è sicuramente parziale ed incompleta: riteniamo che questi numeri non siano neanche il 50% della reale diffusone del Covid nelle scuole".

"Il problema è che i dati reali dovrebbero essere comunicati dall'Asp con puntualità e costanza. Cosa che non avviene, provocando incertezza i tra i dirigenti scolastici e panico tra i genitori, oltre al pericolo di diffusione incontrollata del contagio. Il tracciamento dei casi è infatti il punto debole della sanità siciliana ed è uno dei motivi per cui siamo zona arancione. Questo lo sanno tutti, anche chi chiede l'apertura delle scuole, senza rendersi conto dei rischi conseguenti in una situazione che appare (non a me, ma al ministero della Sanità e al Iss) decisamente fuori controllo. A inizio mese siamo stati sollecitati dalla stessa autorità sanitaria locale a chiudere le scuole perché la stessa potesse riprendere ed organizzare in modo più efficace il tracciamento dei casi all'interno delle scuole. Da quanto emerso dalle nostre verifiche (in attesa che il Commissario ci comunichi qualcosa), la capacità di tracciamento non è migliorata, le scuole non hanno nessuna corsia preferenziale nei confronti dell'Asp e sono trattate come tutti gli altri, cioè... aspetta e spera! Ed in questa situazione, il problema vi sembrano le percentuali? Lascio la risposta all'intelligenza di ognuno".

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