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Next generation, la Sicilia ubriaca sull'orlo del burrone

Ce ne fosse stato uno di questi spacciatori di veline usate che ogni giorno ci ammorbano per guadagnare uno strapuntino nel grande cartellone mediatico del nulla. Uno  (deputato, sindacalista, imprenditore…) che si fosse accorto dei dati drammatici sulla Sicilia, certificati dall’Istat: il 2,2% di erosione demografica in 10 anni (33 mila residenti in meno); la maggioranza dei siciliani con solo la licenza media; la disoccupazione cronica che inchioda la nostra regione all’ultimo posto in Italia.

Ce ne fosse stato uno di questi impostori mascherati da tribuni della plebe che avesse avuto un sussulto, un prurito cerebrale in grado di creare un’oasi del ragionare nel deserto del dibattito. E non solo politico, purtroppo. Le università siciliane hanno smarrito il loro ruolo di fari nel buio, di esploratori capaci di fiutare le tracce e indicare il sentiero, come gli indiani ascoltavano il rumore della terra per  segnalare il pericolo. E come leggere i dati dell’Istat se non come una sciagura che prende forma, mentre alla Regione si accapigliano sull’ennesimo valzer di poltrone?  Dove sono quelle cellule dell’associazionismo culturale che agivano come anticorpi? Chi dovrebbe cogliere i rischi, denunciare, suggerire, evitando che la Sicilia finisca sugli scogli?

Vale per tutti il dibattito sui fondi europei del   “Next Generation”, ultimo treno per impostare un progetto di futuro. Senza  l’azione incalzante di questi corpi intermedi la classe politica siciliana adotterà formule al ribasso, spacciando un’accozzaglia di opere scoordinate e clientelari come il salvagente per superare la tempesta. Magari affidando al Ponte sullo Stretto un ruolo taumaturgico.

E invece questi fondi (oltre 20 miliardi alla Sicilia) servono soprattutto a disegnare la prospettiva economica, rifondando vocazioni produttive dell’isola nello scacchiere internazionale. L’investimento di Fincantieri sul porto di Palermo è un esempio di futuro, mentre nella sua lista dei desideri la Regione ha inserito anche una funivia, modello esemplare del vuoto abissale  nel quale si muove la proposta progettuale della Sicilia.

Stiamo ballando ubriachi sull’orlo del burrone. Abbiamo bisogno di uno sforzo collettivo per tracciare la rotta compatibile con la sfida per le nuove generazioni. Se non ora quando?

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