Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La disciplina di Bernadette e la logica di Miccichè

Ha incassato con compostezza quasi ieratica, sacerdotale, interpretando doveri di militanza desueti, quando il Partito era il verbo che non ammetteva soggetti ma solo obbedienza fideistica. Così Bernadette Grasso, uno dei due assessori regionali (l’altro è Edgardo “Edy” Bandiera) sacrificati da una desolante trama di Miccichè, si prepara a raccogliere gli effetti personali per lasciare il governo Musumeci. Neanche un "non capisco ma mi adeguo", parola d’ordine con la quale il compagno Ferrini in “Quelli della notte” manifestava la sua sommessa perplessità di fronte alle laceranti contraddizioni del partito comunista. «Rispetto le regole – osserva l’assessore con le valigie in mano – perché questa è la mia cultura politica. Ci sono province che rivendicano visibilità nella giunta di governo, il coordinatore regionale ha fatto le sue scelte e io accetto le decisioni». Neanche una scucitura, un filo pendente nella politica delle porte girevoli e del trasformismo sfacciato. Il “soldato” Bernadette da Caprileone esce di scena in punta di piedi, seppur vittima di un’arida manovra di palazzo, legittimata dal governatore Musumeci dopo mesi di resistenza agli assalti intimidatori di Gianfranco Miccichè, autorità monocratica di Forza Italia.

L’impressione è che la manovra sia coerente con il risiko che si sta giocando dietro le quinte in un’ottica elettorale. Miccichè si sta muovendo su tutto il fronte del centrodestra per scongiurare la ricandidatura di Musumeci alla guida della Regione, o l’ipotesi della staffetta con il suo delfino Ruggero Razza.

Tra meno di due anni i siciliani torneranno alle urne per eleggere il nuovo presidente della Regione e i deputati del parlamento. In queste settimane nel centrodestra si sono accavallate mosse che tracciano scenari per nulla irrilevanti. Sono le manovre preliminari che prefigurano lo schieramento delle truppe. La nomina del parlamentare Nino Minardo, nuovo coordinatore della Lega, è stato accolto con inusitato gelo dal governatore Musumeci. Sulla sponda opposta, invece, il suo rivale storico Gianfranco Miccichè, ha esultato come un tifoso della curva sud. Nei giorni precedenti il presidente della Regione aveva accompagnato con un applauso fragoroso la nascita di una variopinta "marmellata" centrista, nella quale si muovono tre assessori della sua giunta (Turano, Lagalla e Cordaro), mentre si era chiuso a riccio di fronte al nuovo asse Lega-Mpa. Il Carroccio vuole raccogliere l'eredità di Leoluca Orlando alla guida della città di Palermo. In questo caso Miccichè avrebbe mani libere per imporre il suo candidato nella corsa alla presidenza della Regione. La sfida con Musumeci continua.

Caricamento commenti

Commenta la notizia