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Regionali in Sicilia, Pd e M5s alla ricerca di una intesa sulle primarie dopo le frizioni

Conte e Letta

Si fa presto a dire primarie. Insieme ai partiti della sinistra, Enrico Letta e Giuseppe Conte hanno aperto il cantiere di una consultazione per la scelta del candidato alla presidenza della regione Sicilia, che andrà al voto in autunno. Ma la definizione delle regole non è in discesa. Lo strumento è nelle corde del Pd, un po' meno in quello dei cinque stelle. Non a caso, Letta ha compiuto un primo passo per adeguarle allo stile del Movimento. «Ci approcciamo a questa vicenda con delicatezza - ha detto - per trovarci a metà strada con i 5 stelle. Io sono molto affezionato alle primarie dei gazebo, primarie con una partecipazione fisica, ma anche quelle on line sono da utilizzare».

C'è anche un po' di diffidenza reciproca. Tanto che il tavolo regionale non ha ancora chiuso l’intesa: c'è l’accordo sull'apertura delle urne anche ai sedicenni e sugli aspetti finanziari. Ma manca quello sulla modalità di voto nei gazebo, che saranno 32: il Pd avrebbe proposto il modo tradizionale, con carta e matita. Mentre il M5s avrebbe puntato su tablet e penna digitale. Piccoli problemi ma indicativi di una situazione tutta da definire. Non a caso, sia Letta sia Conte non si sbilanciano sulla possibilità di replicare, magari per le politiche del 2023: «C'è tempo», è la risposta. Intanto, per la Sicilia «c'è un confronto in atto - ha spiegato Conte - e sarebbe la prima volta che Pd e M5s si confrontano e si ritrovano a condividere questo percorso di selezione dei candidati. E’ un’esperienza inedita, troveremo sicuramente una soluzione».

Per la verità, l’attenzione del presidente Cinque Stelle è adesso rivolta in Campania. E non per motivi elettorali. A Napoli domani si terrà l’udienza sul ricorso presentato da alcuni attivisti contro lo Statuto e la nomina dei vertici del Movimento: da Conte in giù. La sentenza non è attesa in giornata, ma se venisse accolta la tesi dei ricorrenti, per la leadership Cinque Stelle sarebbe una grana seria. Se l’ala progressista prova a costruire un percorso comune, il centrodestra ha nella Sicilia un punto di intralcio. La scelta del candidato sindaco a Palermo, Roberto Lagalla, non è stata facile. E ancora meno appare quella del governatore, con FdI che spinge per ricandidare Nello Musumeci e il resto dello schieramento che nicchia. Matteo Salvini per ora ha incaricato il partito sul territorio. «Il mio obiettivo è avere una coalizione unita e governare insieme - ha spiegato - ,e quello che decidono a Palermo per me va bene. Non penso che Roma o Milano debbano imporre nulla sulla testa dei siciliani». Sullo sfondo c'è la competizione fra alleati, c'è la difficoltà a trovare la coesione nello schieramento. «Confido sempre che si possa e si debba ricostruire - ha spiegato Giorgia Meloni - perché il mio obiettivo è andare al governo e, per andarci, non ho piani B: il mio piano è andarci con il centrodestra. Siamo un partito che ha sempre lavorato sulla coalizione, ma questo comporta regole, comporta chiarezza e comporta anche un pò di orgoglio di rappresentare questa metà campo». Per il 2023 resta per (quasi) tutti un obiettivo: basta governi di larghe intese. Lo ha detto Giuseppe Conte, lo ha ribadito Matteo Salvini: "Governare con Pd e Movimento 5 stelle che passano tutto il tempo ad insultare la Lega non è facile. Esperienza doverosa, ma assolutamente irripetibile».

E anche Letta: «Oggi l’Italia si trova con questa maggioranza atipica, unica e irripetibile». Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno prospettive diverse. Per Renzi «c'è uno spazio che può salvare il Paese. È l’area Draghi, oggi, in Italia, ed è l’area Macron in Francia. È uno spazio che esiste. Non dare a questo spazio una casa e un tetto per mere ragioni di egocentrismo personale sarebbe folle e da irresponsabili». Calenda ha una prospettiva post voto: «Il copione delle elezioni 2023 non è già scritto ma noi siamo pronti con Più Europa ad andare al voto con l’attuale legge elettorale, per poi chiedere a Forza Italia e al Pd, ed anche alla sinistra, se ci stanno, di lavorare ad un nuovo progetto di larghe intese guidato ancora da Mario Draghi, che considero la persona giusta».

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