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Regionali in Sicilia, primarie del centrosinistra: confronto senza "graffi"

La partita per vincere le primarie del centrosinistra si sta giocando dietro le quinte. Mentre sul palco del primo dei sei confronti pubblici va in scena il bon ton fra gli sfidanti Caterina Chinnici (Pd), Barbara Floridia (5 Stelle) e Claudio Fava (Cento passi e movimenti civici), che evitano di graffiarsi.

La scommessa dei partiti è tutta sulla tenuta dell’elettorato intorno ai candidati prescelti. Al Pyc, il locale di Villa Trabia aderente all’Arci, il timore sottotraccia è che le scorie sulla scelte delle candidature portino vari big di partito a disimpegnarsi o a votare per candidati di altri simboli. Ecco perché il conto degli iscritti alla piattaforma digitale che permette di votare il 23 luglio è il termometro che le segreterie tengono sempre ben visibile: indica il grado di mobilitazione della base.

E ieri segnava una timida crescita: superata quota 13 mila, resta lontano a due settimane dal voto il target di 50 mila votanti (già ridimensionato rispetto ai 100 mila auspicati un mese fa).

Il timore di perdere elettorato si avverte forte sia nel Pd (ma la Chinnici ha respinto le critiche per non aver preso la tessera: «I valori del Pd sono quelli in cui credo e che porto avanti») come fra i grillini. Anche se i 5 Stelle sono il gruppo che ha schierato, durante questo primo confronto pubblico, il maggior numero di big di partito in prima fila: praticamente tutti. Nel Pd si rivede Leoluca Orlando (che si dice soddisfatto dalla Chinnici) e spunta Franco Miceli, poi fa capolino Giuseppe Lupo e pochi altri leader.

Claudio Fava sta accarezzando platealmente i dubbiosi che si individuano facilmente nel Pd e fra i grillini. Andando perfino oltre: «Mi candido per la terza volta alla presidenza della Regione per dare voce anche a quelle centinaia di associazioni del civismo. Perché voglio provare a raccontare la storia di tutti, perfino dei delusi di Musumeci».
Si vede subito che questo primo confronto è un derby: Musumeci viene citato appena tre volte. L’avversario è nella porta accanto, anche se i tre candidati evitano toni taglienti e si limitano a poche provocazioni. La prima - poiché il tema del confronto è la lotta all’illegalità - la mette sul tavolo Fava quando racconta del sistema Montante che lui ha contribuito a ricostruire durante la presidenza della commissione Antimafia: «Un governo parallelo che ha guidato scelte fondamentali durante la gestione dell'esecutivo Crocetta. La cosa grave è che questo racconto fosse noto a tutti. Abbiamo lasciato che quel sistema di potere rimanesse intatto. Ci sono carriere nell'amministrazione che sono state costruite all'ombra di Montante». La Chinnici riesce a non scivolare sull’olio lasciato nella strada del Pd dall’era Crocetta-Montante: «Poco prima che quel governo si insediasse era stata approvata una legge che porta la mia firma e che avrebbe permesso di contrastare la corruzione nella pubblica amministrazione. Mi chiedo perché quel governo non l’ha mai attuata. La verità è che c'è stata un'epoca in cui bastava sbandierare l’essere antimafia per trovare consensi. Poi forse ci siamo resi conto che non era sufficiente».
Quella legge, che risale al 2011 e aveva previsto tempi certi per la chiusura dei procedimenti e altre regole ferree per la pubblica amministrazione, è il tema portante, almeno finora, della campagna elettorale della Chinnici: «Dobbiamo lavorare affinché la legalità sia la regola nell'azione di governo e della pubblica amministrazione».
La Floridia ha affrontato il tema della legalità rilanciando a sua volta dei cavalli di battaglia del grillismo della prima ora: «Il reddito di cittadinanza non è solo un validissimo argine alla povertà ma anche uno strumento per sottrarre manovalanza alla mafia: le recenti intercettazioni dei boss a Palermo parlano chiaro. Anche secondo loro è difficile reclutare picciutteddi, che, grazie al reddito, possono contare su un'entrata sicura senza avere l'acqua alla gola». Di più, la sottosegretaria ricorda che «nessun grillino è mai stato condannato. Forse la nostra unica pecca è aver raccontato poco e male il nostro lavoro».
Le ultime scintille sono sul voto di genere: Fava spinge per una legge che assicuri l’obbligo di votare un uomo e una donna anche alle Regionali, mentre Chinnici e Floridia replicano che lo spazio alle donne va conquistato con un cambio di mentalità prima che con una legge. E come primo match può bastare così.

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