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Sicilia, Renato Schifani deve scegliere tra la dignità e il guinzaglio di Fdi

Il partito della Meloni vuole imporre assessori che sconfessano la linea del presidente.

Dalla padella alla brace. E ora anche Miccichè si può paragonare a un agnellino rispetto ai “panzer” di Fratelli d’Italia che vogliono mettere la museruola al governatore Schifani, imponendogli assessori che sconfessano la linea tracciata. Le scelte per la giunta regionale accendono la prima crisi di un governo che non c’è. Il partito della Meloni gonfia i muscoli per rivendicare il ruolo di azionista di maggioranza del centrodestra siciliano. E lo fa in coro, senza sbavature, come hanno confermato ieri i deputati del gruppo all’Ars: «I nomi degli assessori devono essere concordati con il partito nazionale». In una nota affidata al capogruppo di Fdi, Luca Cannata, a nome dei 13 deputati e dei due coordinatori regionali (Giampiero Cannella e Salvo Pogliese), Fratelli d’Italia ritiene «fondamentale dare nell’immediatezza un governo stabile alla Regione siciliana», sottolineando la «sintonia con le scelte del partito, già comunicate al presidente Renato Schifani. Confidando che queste scelte «saranno comunque le più adeguate a salvaguardare l’unità del centrodestra e l’efficacia dell’azione di governo». Tutti allineati, quindi. Così il cerino resta nelle mani del governatore, il quale è davanti a un bivio: piegarsi di fronte agli ordini di Fratelli d’Italia, o far valere autonomia e dignità, evitando di indossare la livrea imposta dal partito della Meloni. Siamo già alle ventilate minacce di dimissioni, in un braccio di ferro destinato a pesare la “stoffa” non solo politica di Schifani. L’ex presidente del Senato, 73 anni, rischia così di mortificare il suo percorso politico, mettendosi il collare di Fratelli d’Italia.

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