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Coronavirus, emodializzati senza vaccini. Il paradosso: categoria sensibile ma non prioritaria

Nella prima fase dell'emergenza Covid la mortalità tra i dializzati positivi è stata del 37,7%. E c'è un'emergenza anche tra chi ha subito un trapianto. L'Aned Onlus nazionale e siciliana ha lanciato un appello al Ministero

«Quando toccherà a noi?». Più che una richiesta, è un vero e proprio appello, quello lanciato da Aned Onlus, l’Associazione nazionale emodializzati. Una petizione, rilanciata anche a livello siciliano e trasmessa al ministero della Salute, che parte, appunto, da un appello diretto: «Si inseriscano le persone che hanno subito un trapianto di organi e quelle sottoposte a dialisi all’interno delle categorie cui somministrare in via prioritaria il vaccino anti-Covid-19».

La richiesta è così spiegata: «In questa fase di grande incertezza ribadiamo la necessità che siano messi in atto comportamenti univoci su tutto il territorio nazionale. Secondo un recente censimento effettuato insieme alla Sin, Società italiana di Nefrologia, 47.827 pazienti sono attualmente sottoposte a emodialisi e dialisi peritoneale all’interno dei circa 1000 centri pubblici e privati presenti nel nostro Paese. Parallelamente, il Centro Nazionale Trapianti ci comunica che in Italia ci sono ad oggi circa 44mila persone che hanno subito un trapianto di organi e altre 8.500 che risultano in attesa di trapianto. Sono oltre centomila le persone, molte delle quali immunodepresse a causa della terapia farmacologica cui sono sottoposte, che rischiano di essere duramente colpite dalla terza ondata di contagi da Covid-19. Un’ondata che, se si guarda ai dati provenienti da numerose regioni italiane e dal resto d’Europa, si profila con molta probabilità all’orizzonte nei prossimi mesi. I dati raccolti dal Centro Nazionale Trapianti dall’inizio della pandemia al 22 giugno dimostrano che l’incidenza cumulativa di infezione negli 8.500 pazienti in attesa di trapianto di organo solido nel nostro Paese è pari all’1,85%, cioè più di 4 volte superiore a quella della popolazione generale nello stesso periodo, con un tasso di mortalità vicino al 20%. Ugualmente i dati raccolti dalla Sin relativi alla prima ondata di contagi purtroppo non lasciano spazio ai dubbi. Su 1084 pazienti sottoposti a dialisi extracorporea risultati covid positivi al 29 aprile 2020, 381 hanno perso la vita pari al 37,7% in una fase in cui, a livello nazionale, la mortalità determinata dal virus non superava il 14%».

Per questo «i pazienti si aspettano una comunicazione urgente e ufficiale del Ministero, che colmi i legittimi interrogativi e consenta allo stesso tempo ai medici e gli altri operatori sanitari che garantiscono quotidianamente le cure a dializzati e trapiantati, di agire in modo uniforme sull’intero territorio nazionale e non unicamente secondo le decisioni della singola regione o della struttura sanitaria nella quale si trovano ad operare. È dunque urgente non indugiare nel dare indicazioni univoche oltre che a predisporre in modo concreto la campagna per la vaccinazione immediata e in sicurezza, di queste persone, in modo che appena il vaccino sarà disponibile si possa partire. È una questione vitale».

La questione è stata ripresa anche a Messina, dove nei reparti di Nefrologia e nei centri privati si attende ancora che i soggetti dializzati, immunodepressi, vengano sottoposti a vaccino. Ci sarebbero anche dosi disponibili, serve solo il via libera per soggetti che evidentemente, con numeri alla mano, hanno più bisogno di molte altre. Non c'è più tempo da perdere.

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