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Una famiglia e la speranza sotto Natale, la storia dei due ragazzi che commuove la Sicilia

Andriy e Luda

Sono lontani quei momenti. I giorni dell'istituto in Ucraina, della solitudine, dell'angoscia, del distacco. L'incertezza del futuro, la sofferenza nel doversi ogni volta ritrovare per poi di nuovo perdersi. Sono attimi ormai distanti nel tempo, ma indelebili nella memoria di Virginia, Giovanni e soprattutto di Andriy: era un bimbo di poco più di sei anni quando, per la prima volta, nel giugno del 2007 all'aeroporto di Catania vide coloro che sarebbero poi divenuti la sua mamma e il suo papà. E i ricordi, differenti per ciascuno in dettagli ma non in carica emotiva, si mescolano confluendo in quella che poi è finalmente diventata una memoria comune, la storia di una famiglia speciale. E fortunata, come dice Virginia.

Grazie alla buona stella fautrice di un destino diverso, migliore, per quel bambino spedito in Italia a cercare aria salubre, e che ha invece trovato una nuova vita. La buona sorte che ha ora riportato sulla sua strada la sorella maggiore, Luda, perduta nella diaspora delle migliaia di ragazzini dell'Est adottati nel mondo e ritrovata grazie alla caparbietà, ai social e ad un legame assoluto, immanente, sospeso ma mai interrotto, e così potente da centrare finalmente il suo obiettivo di ricongiungimento.

La storia di Andriy e Luda ha avuto il suo apice ieri tra lacrime e brindisi, nell'abbraccio caldo e affettuoso dei tanti amici invitati in un locale di Letojanni a festeggiare il passaggio alla maggiore età dell'ex bimbo spaurito, oggi attraente ragazzo che nella danza ha trovato una dimensione di crescita interiore e affermazione personale. Una festa eccezionale, amorevolmente organizzata intorno ad un momento unico, indimenticabile: l'abbraccio tra i due fratelli che non si erano mai visti, ma si erano sempre cercati.

Una storia che inizia nel giugno del 2007 a Mandanici, il minuscolo centro alle pendici dei monti Peloritani, sul versante ionico messinese, scelto dall'associazione Arca per regalare qualche giorno di serenità in un clima più mite a un gruppetto di bambini ucraini, residenti in istituto a Chernicov, vicino Kiev, nell'area del disastro di Chernobyl. «È stato un caso che ci ha portato da Andriy» racconta Virginia Caffo, 48 anni, insegnante di italiano all'Istituto Comprensivo di Roccalumera e assegnata alla scuola primaria di Furci, sposata dal 1992 con Giovanni, 55 anni, titolare dell'unica tabaccheria del paesino da 585 anime.

«Quella sera – ricorda – stavamo cenando, io e mio marito, quando un amico ci chiamò per dirci se volevamo partecipare al programma di accoglienza dei bambini, in quanto una famiglia si era ritirata. Io e Giovanni lasciammo la tavola apparecchiata e corremmo all'aeroporto di Catania. Lì subito vedemmo tra gli altri bambini Andriy, con le scarpe più piccole del suo piedino, un cappellino sui capelli biondi e in mano solo una busta di plastica, ma vuota. Piangeva a dirotto e dimostrava la metà dei suoi anni, ma quando ci ha visto ci ha sorriso. In quel momento è scattata la scintilla, il giorno dopo ci siamo informati per l’adozione. E non ci siamo più lasciati».

E quella tavola, apparecchiata per due, si arricchì per sempre di un nuovo posto, carico di amore. «Ogni volta - ride Virginia – arrivava magrissimo e ripartiva paffuto. Per due lunghi anni abbiamo seguito le pratiche di adozione, tra viaggi nostri in Ucraina e suoi in Italia. E per restare in contatto, la direttrice dell’istituto gli faceva fare di sera uno squillo al telefono, così noi potevamo richiamarlo». Quindi finalmente, il 14 agosto del 2009, l’atteso approdo definitivo alla nuova casa e alla nuova vita, senza più voltarsi indietro. La famiglia di Virginia e Giovanni stringe da subito il piccolo in un grande abbraccio che gli da il giusto calore e la serenità per crescere, lasciandosi alle spalle tutto del suo gelido passato. Tutto tranne una persona: la sorella maggiore, oggi ventenne, affidata ad un diverso istituto ad un anno e adottata prima di Andriy da una famiglia spagnola residente a Pamplona. «Sapevamo della sua esistenza e abbiamo da subito provato a cercarla - racconta Virginia - ma invano. Però non ci siamo arresi: io ho contattato tutte le Luda che ho trovato sui social, fino a quando ho visto su un profilo una foto. Ho sentito subito che era lei. L’ho contattata e lei mi ha risposto: sei la mamma di mio fratello? Ti stavo cercando anch’io». Così Virginia e Luda, giocatrice di calcio nella squadra dell’Osasuna, si sono trovate, alla vigilia della scorsa Pasqua, e tenute in contatto fino alla decisione di venire in Sicilia a conoscere il fratellino mai visto, facendogli il regalo più grande per i suoi diciotto anni.

E ieri alla festa c’erano tutti gli amici di questa famiglia felice, i compagni di scuola (dopo la pluriclasse di Mandanici e la scuola media a Roccalumera, Andriy è ora iscritto al terzo anno dell’Istituto d’arte di Giarre) e in particolare la cara Michela, partner in tutte le esibizioni, e i ragazzi della scuola di ballo Black Pool Dancing di Furci, nella quale, grazie anche all’affetto dei maestri Alessandro e Giusy Olivato, Andriy è entrato a undici anni trovando un’altra famiglia. Luda si è presentata a sorpresa, dopo avere finto una videochiamata. E l’onda dell’emozione è stata indescrivibile, per Andriy che non aveva idea di nulla, per la ragazza che credeva il fratello perduto, per i genitori, che hanno mantenuto il segreto per settimane. Il passato chiude i suoi conti con un segno più e un lieto fine. Il futuro si apre ora con uno straordinario inizio nel segno dell’amore, e della fortuna.

La storia a lieto fine di due giovani ucraini che non si erano mai visti.

 

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