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Da Messina in Rwanda con gli occhi dei bambini, Valerio e la sua missione a Kigali

Valerio Perugini

«In Africa nessuno pensa al futuro. Al massimo ci si preoccupa del giorno dopo». Il ventisettenne Valerio Perugini, per un anno, di cui due mesi già trascorsi mangiando principalmente patate, fagioli, banane e riso, vivrà il tempo in maniera diversa. Non ci sarà spazio per postare stati o immagini sui social, ma solo per dare al Rwanda quello di cui ha bisogno grazie anche al ponte che si è creato con la città di Messina e l'associazione Anymore onlus.

«Dopo il diploma mi sono laureato in Scienze politiche delle relazioni internazionali a Messina - ha raccontato Valerio - e dopo una breve parentesi di studio in un ambito affine a Ravenna, mi sono spostato a Roma dove ho concluso il percorso universitario studiando Scienze storiche». Il continente africano lo aveva già conosciuto nel 2010 grazie ad un viaggio in Kenya fatto con gli scout e in cuor suo sapeva che sarebbe ritornato.

Infatti, quella spensieratezza e quel gioire delle piccole cose lo avevano fatto innamorare e catapultare in un "ritorno all'innocenza": «Ho partecipato al bando del servizio civile universale perché sapevo che avrei avuto l' opportunità fino a 29 anni. Lavoro principalmente con i bambini». Una bella esperienza condivisa con un altro ragazzo messinese, Claudio Libro, in una terra logorata e segnata dal genocidio del 1994 e che sta cercando di riscattarsi e rinascere.

Di giorno si lavora nella scuola “Gatagara” che si trova proprio nella capitale Kigali a stretto contatto con gli alunni disabili. E poi insegna inglese assieme alle volontarie e alle suore del'ordine di Madre Teresa di Calcutta. E non solo: «Io ho sempre giocato a rugby militando in varie società anche se mai in maniera professionistica. Lì alleno una squadra under 15 e spero che possa partecipare ad un campionato studentesco anche se bisogna "sporcarsi le mani al massimo" per raggiungere la meta. Insomma, le mie qualità lì si sono rivelate utili e "lavoro" anche in un oratorio salesiano di Don Bosco dove alleno i "One thousand hills", una squadra già formata».

Valerio riprenderà la sua "missione speciale" il 10 maggio. Senza sosta, fino a Natale. Ed è iniziata una raccolta per portare tutto ciò che può essere utile alla causa: un crowdfunding per comprare una macchina, anche se in generale serve materiale sportivo e abbigliamento. E al di là di questo resta la grande lezione che un' esperienza come questa lascia: « L'Africa non è tutta uguale ma è un continente che racconta tantissimi pezzi di storia. Io oggi mi ritrovo in un posto che dovrebbe emanare tristezza, ma invece la gioia è contagiosa. Io sono felice anche se non ho tutti i comfort e mi trovo a lavare il bucato a mano».

Il giovane messinese, che indossa una collana regalatagli da uno dei suoi bambini realizzata con il seme di un albero nello zaino di viaggio, ringrazierà sempre l'Africa per questa esperienza: «Mi piacerebbe fare un dottorato di ricerca al mio ritorno e scrivere qualche articolo dal punto di vista antropologico». E ovviamente si abbozza già il titolo: “Il Rwanda con gli occhi dei bambini”.

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