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Piera, la messinese tutta tempesta e impeto: «Siamo carovane, non alberi fermi»

Piera Gemelli

«Sono tempesta ed impeto». Il suo mondo colorato Piera Gemelli lo descrive prendendo in prestito un movimento culturale preciso. E convinta che la realizzazione personale non dipenda solo dalla professione ha abbandonato senza peso sul cuore o troppa nostalgia il porto dove è nata, Messina, per esplorare nuove realtà.

«Sono nata immersa nella pittura - ha raccontato Piera - passione che coltivava mia madre e ho approfondito questo campo frequentando l'Istituto d'arte». Dopo i tre anni di formazione, la laurea in Scienze e tecnologie dell'Arte al Dams di Palermo, quindi la specialistica in Spettacolo e una collaborazione con l' Università: «Ho scritto per la rivista accademica e stavo continuando a collaborare con la cattedra di Storia e critica del Cinema, facendo l'assistente, però, consapevole che non era qualcosa di stabile».

Poi, Piera decide di lasciare la Sicilia. «Sono partita a Londra con l' obiettivo di imparare l'inglese, lingua che ho sempre snobbato per amore del francese e dei francesi, ma da subito mi sono resa conto che la frenesia e i ritmi schiaccianti di questo luogo non mi piacevano. E così sono approdata a Liverpool, solo perché ha dato i natali ai Beatles». La giovane qui ha imparato finalmente a comunicare grazie ai documentari della Bbc e ha lavorato in una galleria d' arte.

Un periodo bellissimo ma breve che ha lasciato pensare ad una svolta: « Dopo in realtà non ho trovato nulla nel settore - precisa sorridendo - e ho perfino lavorato come giardiniera. Esperienza che non faceva per me». In seguito il rientro a Messina per curare un Festival e altri progetti artistici: «Non potevo restare ferma, ho rifatto le valigie e sono andata a vivere in Germania per due anni. Lì ho fatto il Servizio volontario europeo e facevo la graphic designer in una Ngo, esperienza che consiglio a tutti perché riesci a imparare tanto. Personalmente a Dresda ho assaporato la bellezza di scoprire nuovi lati della mia personalità e ho riacceso quell'entusiasmo tipico dei vent'anni, anche se ne avevo già trenta».

La Germania però non rappresentava il futuro e Piera se ne è resa conto quando ha dovuto cercare un altro lavoro: «Non parlavo tedesco e sapevo che questo rappresentava un ostacolo. Appurato ciò, ero pronta per andare in Francia. Un mio coinquilino portoghese però mi ha convinto a cambiare direzione». Lisbona era la nuova meta da conquistare anche se la transizione non è stata idilliaca: «Con il senno di poi uno tende a eliminare le parti brutte e tutto diventa più bello come una fotografia con l'effetto flou, ma in realtà mi sono confrontata con l' idea del fallimento, anche se ultimamente mi sono resa conto che era sbagliato».

Il primo impiego a Faro, a Sud del Portogallo, in un ostello tramite workaway e poi la chiamata a Lisbona, la sua vera meta: «Sono approdata nel mondo oscuro di un call center di una compagnia di viaggio e inizialmente lo odiavo. Ogni chiamata era un trapano per il cervello». L'emigrata messinese che si sentiva un pò la protagonista del film "Tutta la vita davanti" di Paolo Virzì ha cominciato a dare forma ai suoi pensieri e condividere la sua vita o parte di essa nel suo blog “L'ermeneutica dei gabbiani”: «ll lavoro frustrante è stata la molla e ho messo alla fine nero su bianco in maniera critica le cose che si vedono tutti i giorni come l' ossessione per la produttività. Alla fine però mi sono resa conto che non ho fallito, ma in fondo ho fatto tutto quello che volevo fare».

Piera è passata da agente di customer service a trainer e quindi attualmente si definisce parte del sistema che ha odiato: « Sono a contatto con giovanissimi che hanno appena finito gli studi o con coloro che magari sono avanti con gli anni e vogliono cambiare vita. Per ora va bene e sono sicura che starò in un posto fino a quando sarò felice. E appena le situazioni diventeranno scomode prenderò la carovana e continuerò a girovagare. Del resto non siamo alberi».

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