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Dall'Islanda alla Sicilia, la migrazione record delle "orche dello Stretto"

In molti l'anno definita una migrazione "epica", una delle più lunghe di sempre. Le orche avvistate nello Stretto di Messina, infatti, sarebbero partite dalla lontanissima Islanda . Grazie a un pool di osservatori, e in particolare alle immagini scattate da Samuele Wurtz di Artescienza, dalla presidente di Menkab Giulia Calogero e da Biagio Violi dell’ateneo genovese, oltre ai colleghi del centro di ricerca islandese Duncan Versteegh, Manon Themelin e Marie Therese Mrusczok, è stato possibile tracciare la rotta del gruppo di orche nel corso degli anni, utilizzando segni identificativi come le pinne e le cerchiature attorno agli occhi.

Al momento però "è impossibile dire che cosa abbia effettivamente spinto questo gruppo di orche a scegliere una rotta diversa da quelle abituali e ad entrare nel Mediterraneo". Elena Papale, ricercatrice dell’Istituto per lo Studio degli impatti antropici e Sostenibilità in ambiente marino del Consiglio nazionale delle ricerche, cerca di dare un senso all’insolito 'viaggio' che ha portato quattro esemplari di 'Orcinus Orca' prima nelle acque del porto di Genova, ai primi di dicembre, e ora in quelle dello Stretto di Messina.

"L'ipotesi più probabile - premette Papale - è che siano in cerca di cibo ma i fattori che possono incidere sul loro comportamento sono diversi, per azzardare delle ipotesi bisognerebbe monitorarle più a lungo. Ed è impossibile prevedere che cosa faranno adesso, se punteranno verso lo Jonio in cerca di acque più profonde o torneranno indietro. Di certo c'è che le orche migrano periodicamente, da nord (dove vivono tra primavera ed estate) e sud (in autunno e inverno): ce n'è una 'colonià che vive intorno allo stretto di Gibilterra, ma le quattro entrate nelle nostre acque arrivano dall’Islanda ed avrebbero dovuto avere come meta l’Atlantico".

"Quello di cui stiamo parlando - prosegue la ricercatrice - è un classico 'pod’, un gruppo familiare composto in genere da una madre e da una o due generazioni di figli: stavolta si trattava di due adulti, un maschio e una femmina, e da due subadulti, più un cucciolo morto nella zona di Genova. Ora c'è preoccupazione perchè gli esemplari avvistati ieri sarebbero solo tre, ma se è vero che uno dei quattro appariva un pò più sofferente degli altri, è anche vero che è tutt'altro che facile vederli: potrebbero anche essere ancora in quattro».

La presenza di orche nel Mediterraneo "è assai sporadica, tra un avvistamento e l’altro passano anni ma il 2019 è stato un anno 'fortunatò: prima delle orche era toccato ad una megattera (la balena oceanica apparsa nelle acque del Golfo di Napoli e in quelle di Livorno, ndr) e ad alcune pseudorche (viste ancora in Sicilia, ndr).

Avvistato per la prima volta il 2 giugno 2014, per due anni il gruppo è stato fotografato nei pressi delle coste dell’Islanda occidentale. Nel luglio 2017, sempre nel mare islandese, il gruppo era composto da 4 membri, compreso un cucciolo, gli stessi che poco dopo sono probabilmente partiti per la loro impresa tra Atlantico e Mediterraneo. Poi più niente. Due anni e mezzo dopo, l’incredibile scoperta: il gruppo è ancora unito (anche se il cucciolo allarma gli esperti perché deperito), e si trova a Genova, 5.200 chilometri più lontano rispetto all’ultimo avvistamento. Poi la rotta sul Tirreno, con un nuovo avvistamento a Savona, e infine quello di oggi di fronte a Messina, anche se gli esemplari avvistati sono solo tre.

Oggi i ricercatori dell’Associazione Marecamp Onlus sono stati in mare per quattro ore ma non hanno trovato traccia delle orche ed ipotizzano che possano avere cambiato zona. Le ricerche si sono interrotte a causa del peggioramento delle condizioni atmosferiche.

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