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Quarantena – 3 aprile 2020: Nubi Sparse

Il "diario della quarantena" di Cristina Geraci, ogni giorno sulla Gazzetta del Sud i giorni di isolamento visti da una studentessa universitaria di Messina

Sveglia ore: 9:30
Sono passati 26 giorni dall'ultima volta che ho messo il naso fuori di casa.
Non ricordo nemmeno chi fosse l'ultima persona che ho visto prima di rientrare, accendere la tv e scoprire che fino al 3 Aprile sarebbe stato "consigliabile" uscire solo per reali esigenze lavorative, mediche, o per necessità.

Oggi è il 3 aprile, di uscire ancora non se ne parla, e io ancora non ho ben afferrato cosa sia un virus. Forse per questo faccio un po' fatica ad accendere il cellulare la mattina, leggere le notizie e riordinarle nella mia testa. I titoli di giornale da un mese a questa parte mi terrorizzano, perché traducono in immagini qualcosa che non capisco, come i bambini che guardano le figure nei libri. Tutto ciò diventa ancora più drammatico quando i titoli di giornale parlano anche della tua città, che qualche settimana prima ritenevi lontana da tutto questo.

Così gli impegni giornalieri di una vent'enne cambiano, lasciando spazio ad appuntamenti telematici improbabili come la diretta del sindaco De Luca (che contribuisce a rendere tutti un po' più sordi), il Bollettino della Protezione civile, le dirette del premier Conte e così via.

Durante questi giorni d'isolamento, conosco due persone, molto gentili, dicono di essere mio padre e mia madre. La convivenza va piuttosto bene e in alcuni atteggiamenti mi rivedo in loro, chissà come mai.
Sui social riscopro vecchie amicizie, e mi stupisco perché tante persone su cui non avrei scommesso troppo, le trovo laureate (ad honorem) in filosofia o addirittura medicina, regalando alla comunità perle di saggezza sulla vita e sul complesso mondo della virologia. Fantastico.

Il tanto odiato Internet si è trasformato nell'unica finestra sul mondo su cui potersi affacciare e avere una visuale su quello che sta accadendo, ma anche l'unica risorsa che abbiamo per poter vedere le persone che amiamo. I gruppi su Whatsapp non sono più un supplizio, reinventare aperitivi telematici con le amiche è molto piacevole, le dirette Instagram dei personaggi del web non sono del tutto insignificanti e le challenge mi divertono molto.

Ed è così che tiro un sospiro di sollievo ripensando a tutte le volte in cui non ho perso la pazienza con mia nonna quando mi chiedeva "Mi aiuti a usare Facebook? E Instagram? Ma tu ce l'hai Whatsapp?".

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