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Ettore, l'ingegnere messinese che in Catalogna ha coronato un sogno

Ettore Giliberti

Innamorarsi tanto di un luogo, grazie ad un'esperienza magica come l'Erasmus e scegliere di costruire lì le basi del proprio futuro, perseguendo il proprio obiettivo con tenacia e impegno. È quello che ha fatto Ettore Giliberti, ventiseienne messinese, che da qualche anno lavora in Catalogna, nella meravigliosa Barcelona. «Mi sono diplomato al liceo Seguenza - racconta il giovane - e successivamente ho deciso di iscrivermi al corso di laurea triennale di UniMe in Ingegneria. Durante quel periodo ho imparato tanto e ho ricevuto una preparazione di altissimo livello. Infatti, quando poi ho scelto il Policlinico di Torino, per frequentare la magistrale, mi sono sempre sentito all'altezza dei miei colleghi, grazie alle solide basi che l'Università di Messina mi aveva dato».

La svolta è arrivata qualche mese dopo aver iniziato il corso di laurea in Ingegneria elettronica, orientamento e sistemi elettronici nel capoluogo piemontese. «Decisi di partecipare al bando Erasmus - ricorda Ettore - ed indicai come prima opzione Barcelona, una città dove ero già stato in vacanza e da cui ero rimasto totalmente affascinato». Così è iniziata per il messinese l'avventura spagnola, che ha trascorso l'ultimo anno della specialistica all'Università Politecnica della Catalogna. «Lì mi sono trovato benissimo - spiega - e ho notato molte differenze con l'Italia. Innanzitutto, il rapporto studente ed insegnante è totalmente diverso, perché c'è molta più confidenza con i professori. Poi i laboratori sono sempre aperti e si fanno tanti progetti pratici, spingendo i ragazzi a studiare con costanza».

Quando è arrivato il momento di scegliere dove scrivere la tesi finale, Ettore non ha avuto dubbi: «Sono riuscito a mettermi in contatto con un centro di ricerca, il Barcellona Supercomputing Center, che mi ha persino offerto un contratto come ricercatore, per curare il progetto che sarebbe stato l'oggetto della mia tesi di laurea. Anche dopo il conseguimento del titolo, ho continuato a lavorare per loro per qualche tempo». Dopo un anno, la vita del ragazzo è cambiata nuovamente, grazie ad una proposta proveniente dell'azienda americana Monolithic Power Systems, che ha una sede anche a Barcelona:

«Ho deciso di raccogliere questa nuova sfida, lasciando il mondo della ricerca, per sperimentare quello aziendale che mi incuriosiva. Così sono stato assunto in qualità di “Fpga applications engineer” che è il ruolo che ricopro attualmente». Quelli della pandemia sono stati, e sono ancora, mesi di riflessione: «Un ritorno in Italia? Non lo escludo, tutto dipenderà anche dalla politica di smart working che verrà adottata. Utilizzare un sistema misto di alternanza, potrebbe essere una grande opportunità per noi italiani che viviamo all'estero».

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