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Nibali: "Il Giro 2020 resta un rebus, sono sempre pronto per grandi appuntamenti"

"Non chiedetemi troppo. Questo Giro, per come ci arrivo e il periodo in cui si corre, è un vero rebus. Lo sapete: non voglio mai deludere nessuno". Vincenzo Nibali, in un’intervista al Corriere della Sera, racconta le emozioni pre-Giro. Si parte dalla sua Sicilia e il 35enne (36 il 14 novembre) della Trek Segafredo è pronto a vivere da protagonista l'edizione numero 103.

"Un Giro che parte è sempre una cosa bella. L’anno è particolare, la stagione stranissima, la corsa piena di incognite. Per esempio: ci sarà pubblico? E’ vero che sulle salite entro in uno spazio tutto mio, dove mi isolo e penso solo all’azione. Ma l’energia della gente la senti. Ricordo l'arrivo del Tour 2014 a Sheffield: impressionante. O certe giornate decisive dei Giri che ho vinto, nel 2013 e nel 2016. Finita la tappa mi fischiavano le orecchie, come dopo una serata in discoteca. E non è che io ci sia andato spesso, in vita mia, in discoteca...".

Il tris è un obiettivo particolarmente ambizioso, Nibali non ne fissa uno in particolare ma spiega: "Fino a 10 giorni fa era tutto un punto interrogativo, poi al Mondiale di Imola mi sono sentito bene per la prima volta. Mi chiamo Vincenzo, ho un numero attaccato alla schiena e il risultato lo voglio portare a casa. L’esperienza mi insegna che ai grandi Giri sono sempre pronto".

"Dove si vincerà o perderà il Giro 2020? Dappertutto e da nessuna parte. Una corsa a tappe si vince giorno per giorno. Devi stare bene tre settimane. Guarda Roglic al Tour: sembrava avesse già vinto e la penultima tappa l’ha fregato". Nibali ammette di essere preoccupato di correre a ottobre ("Non amo il freddo") e continua a parlare del Giro e delle possibili sorprese. "Spero negli italiani. Ciccone, tra i miei uomini. Il mio amico Ulissi. Masnada si metterà in mostra sicuramente". Se dovesse dare un consiglio a Peter Sagan, per la prima volta in carriera al Giro, gli direbbe di correre "con spensieratezza, da Peter Pan quale è lui".

Sul futuro discorsi rimandati: "L'età non è un limite mentalmente ma può diventarlo fisicamente: il recupero non è più quello dei 20 anni. Ne parlerò con mia moglie Rachele: è una decisione che prenderemo insieme". Ultime battute sull'inchiesta doping su Quintana al Tour. "Ho appreso dai giornali. Non so cosa ci sia di vero, ma quando sento parlare di doping divento molto triste".

"L'importante è non avere rimpianti, dicono, ma se poi va male ti girano...", sottolinea Nibali che sulla difficile stagione vissuta da lui e da tutto il ciclismo dice: "Se rifarei tutto? Come prendere una pistola e sparare nel buio: non sai dove va il colpo. Le gare di inizio stagione le abbiamo fatte ad agosto, senza sapere cosa ci aspettava. Ne parlavo l’altro giorno con Ulissi al Mondiale: è tutto scivolosissimo. Io, tra stop e ripartenze, sono rimasto fedele ai piani e mi sono programmato sul Giro. Certo ci arrivo un pò spaesato".

Capitolo pronostici. "L'outsider si rischia sempre: vedi Carapaz l’anno scorso, nessuno se lo aspettava, ha corso in sordina e ha vinto. Vedi Pogacar al Tour: andava forte, ok, ma chi pensava al successo finale? E’ un ciclismo diverso, che si sta evolvendo in fretta. Rispetto ai miei tempi, i giovani sono molto più pronti: hanno tutti il preparatore e il misuratore di potenza, lavorano con qualità inedita. Nei miei primi anni di professionismo ho fatto rodaggio ma non ho corso i grandi Giri, per affrontare la corsa rosa ho aspettato di avere 23 anni, crescendo e seguendo il giusto corso. Pogacar, Evenepoel sono già forti, strutturati. Così si accorciano i tempi e i giovani vincono subito ma mi chiedo se dureranno. Arriveranno a 36 anni in sella, come me? Pogacar che margini ha? Se ne ha, siamo davanti al nuovo Merckx".

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