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Da Librino una magnifica lezione: la bellezza apre alla speranza

La bellezza ci salverà, grazie anche a persone illuminate che per arte, volontà, sentimento riescono a utilizzare e convogliare risorse laddove si avverte la necessità sociale. È vero che l’Italia è costellata di bellezze naturali e artistiche, ma non sempre questo potenziale è valorizzato al meglio e, soprattutto, se ne fa uso per avviare un percorso di riscatto a favore di coloro che dal bello possono trarre spunto di rinascita ed educazione etica. Un viaggio, quello di Emilio Casalini, autore e conduttore di “Generazione bellezza”, che merita attenzione perché è riuscito a raccontare un patrimonio di arte e idee non solo senza i potenti mezzi dei kolossal divulgativi della nostra tv, ma soprattutto perché ha coniugato il potenziale del nostro patrimonio culturale con il concetto di comunità, sviluppo e gestione delle risorse, facendo conoscere al grande pubblico televisivo l’impegno di pochi a favore di molti.
“Generazione bellezza”, su Raitre, ha concluso domenica il suo secondo ciclo con il “cantico delle periferie” su tre realtà siciliane che suscitano interesse e infondono speranza, non solo perché nate al Sud, ma proprio perché grazie a intuizioni di grande spessore culturale hanno creato momenti di crescita sociale. A Caltanissetta la street factory Eclettica, nata da un progetto di Francesco Macaluso, nel sottrarre al degrado luoghi della città, ha convogliato le energie di tanti giovani in progetti di sport, arte e cultura, creando un polmone vitale. A Librino, nella periferia di Catania, il riscatto dei giovani passa, invece, dalla musica e dall’arte. Il progetto di musica insieme in dieci anni ha avviato allo studio musicale tantissimi ragazzi con la creazione di una orchestra, ma un altro progetto, legato all’arte, è quello del mecenate messinese Antonio Presti. Dopo l’installazione fotografica de Il Cantico di Librino che accoglie alle porte di Catania, Presti ha dato vita, energia e sostegno ala Porta delle farfalle, che sarà la più grande scultura di arte contemporanea al mondo, realizzata da 50 tra giovani artisti, selezionati dalla Fondazione che porta il suo nome, con gli studenti delle scuole del quartiere Librino che stanno realizzando i bassorilievi in terracotta nei laboratori didattici.
Un’opera che contribuisce a far maturare una nuova coscienza etica e civile e, legando al futuro le tante persone coinvolte, rappresenta, secondo Antonio Presti, non solo la riappropriazione del territorio attraverso l’Arte ma è anche una risposta politica, come quella dei tanti ragazzi volontari che hanno ripulito lo scempio della Scala dei Turchi e che hanno dimostrato che la bellezza apre alla speranza.

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