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La messinese Mariafrancesca Monsù e la menzione speciale ai Nastri d'Argento

 Assieme ai suoi compagni del Centro di cinematografia di Palermo, ha filmato il diario di un anno di pandemia

«Questo traguardo è un onore per tutti noi, perché viene riconosciuto, oltre al risultato finale, l’intero percorso che ha portato al compimento del film». Era il 2020, quando la messinese  Mariafrancesca Monsù, in pieno "lockdown", assieme ai 9 "compagni" di classe del centro sperimentale di cinematografia di Palermo, diretto da Costanza Quatriglio, è  stata impegnata in un progetto corale filmando per un anno intero le sue giornate. Il risultato finale è stato un docu-film realizzato a distanza, "Sotto lo stesso tempo", che si è aggiudicato una menzione speciale ai Nastri d'Argento per i documentari del 2022. E la motivazione si fa leggere tutto d'un fiato:  "Per aver fotografato, nel tempo sospeso della pandemia, sia le emozioni intime dei più giovani, che le difficoltà personali e strutturali dell'intera comunità dello spettacolo, di fronte al tema del lavoro e ai problemi che hanno messo in crisi l'occupazione, anche se non la creatività di un intero settore di vita culturale del Paese".

E proprio l'allieva con radici strettesi ci ha spiegato la genesi del progetto: «Il progetto – racconta Mariafrancesca – nasce proprio nel periodo del lockdown. Avevamo cominciato il primo anno al Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo da meno di 2 mesi e essendo una scuola fondata più sulla pratica, che sulla teoria, l’essere chiusi in casa ha costituito un blocco fisico e psicologico. Così la nostra direttrice, Costanza Quatriglio, oltre a organizzare la didattica online, ha proposto di scrivere dei diari, “Diari della quarantena”, in modo che ognuno di noi potesse esprimere i propri stati d’animo e i propri pensieri. Frequentando una scuola di documentario è stato naturale passare dalla penna alla telecamera».  E tutti i ragazzi, aspiranti registi, settimanalmente consegnavano dei brevi frammenti di quotidianità. C’è chi si è concentrato più sulla propria famiglia, chi sulla solitudine e sulle riflessioni, chi si è relazionato col passato e chi ha rivolto lo sguardo verso il mondo esterno: «Ci trovavamo – continua – in città diverse ma riuscivamo a relazionarci l’un l’altro grazie alle lezioni online, in cui guardavamo tutti insieme le nostre riprese, che col passare del tempo diventavano scene e infine sequenze. La particolarità di questo processo è che, avendo cominciato da poco il primo anno, noi allievi ci siamo conosciuti meglio tramite le nostre riprese. Ognuno di noi ha sviluppato il proprio modo di raccontare. Infatti nel film sono presenti anche filmati d’archivio, fotografie e immagini destinate a rimanere nella storia, come quella del Papa da solo a Piazza San Pietro».

La consapevolezza di ciò che stavano testimoniando, come sottolinea l' aspirante regista,  è arrivata dopo, quando i ragazzi hanno  cominciato a studiare il modo di intrecciare le narrazioni, filmate con stili e linguaggi  diversi,  e racchiuderle in un unico montaggio, fase che è durata un anno intero: «Non è stato facile – precisa – far coesistere tutti i nostri percorsi,  il film infatti gioca anche sulla discontinuità del tempo, che scorreva sempre in maniera diversa durante la quarantena. I giorni a volte sembravano infiniti, altre volte brevissimi. Ogni passaggio è stato studiato in modo da restituire la complessità della realtà che ci circondava. Pur cominciando il montaggio, abbiamo continuato a filmare, difatti l’arco narrativo del film è di un anno esatto, e termina nel marzo 2021. Questo perché  non vuole concentrarsi solo sul lockdown, ma è un diario di quel tempo “sospeso” vissuto nello specifico da 10 aspiranti registi: e in un primo momento appariamo separati nella nostra solitudine. Successivamente le nostre vite isolate cominciano a intrecciarsi fino a svelare il fatto di appartenere a una scuola di cinema che ci invita a rivolgere lo sguardo, la telecamera, verso l’esterno». Per Mariafrancesca e per i suoi colleghi è stata una bella sfida portare  a termine questo cortometraggio ma i docenti e i tutor hanno saputo tenere l'umore alto incoraggiando gli allievi. E ora,  la giovane messinese , appassionata da sempre di cinema, tanto che da bambina non solo si nutriva di film ma guardava cosa ci fosse dietro, pensa a completare la sua formazione iniziata prima al corso di cinema del liceo scientifico Seguenza e poi al Dams di Roma: «Con il Centro Sperimentale di Cinematografia sto completando la mia formazione, che verte più sulla regia del documentario. “Sotto lo stesso tempo” è il mio primo traguardo importante, che ha permesso a me e ai miei compagni di confrontarci anche con il mondo dei Festival: il film è stato presentato infatti al Torino Film Festival lo scorso novembre. Prima di questa esperienza ho partecipato solo ad alcuni piccoli lavori realizzati con amici. Il mio immediato progetto è – conclude – il completamento del mio film di terzo anno, che si concluderà questo dicembre, e poi spero di proseguire su questa strada».

Il film è disponibile su RaiPlay. “Sotto lo stesso tempo” è un documentario che racconta la pandemia attraverso lo sguardo di dieci allievi aspiranti registi: Alice Malingri, Naomi Kikuchi, Mariafrancesca Monsù, Matteo Di Giandomenico, Mario Estrada, Tito Puglielli, Gianfranco Piazza, Marta Basso, Giuliana Crociata, Calogero Venza.

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