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Blutec, dopo gli arresti sit-in degli operai davanti alla Regione a Palermo - Foto

Attimi di tensione questa mattina davanti alla Presidenza della Regione siciliana, a Palermo, nel corso di un sit-in degli operai della Blutec di Termini Imerese.

Sono circa 200 i manifestanti che stanno bloccando la circolazione in piazza Indipendenza e sono in attesa di capire se il governo li riceverà come chiesto da Fim, Fiom e Uilm.

Una manifestazione che segue l'appello lanciato ieri da Fim Fiom e Uilm in Sicilia a sostegno della vertenza Blutec di Termini Imerese, ripiombata nell'incertezza assoluta dopo gli arresti del management accusato dalla Procura di malversazione ai danno dello Stato per avere distratto 16 dei 21 milioni di finanziamenti pubblici assegnati da Invitalia per il rilancio dell'attività produttiva.

"Fare del 'caso Blutec' l'emblema del riscatto per tutte quelle forze istituzionali, sociali e produttive - si legge in una nota - che si battono per il rilancio del Mezzogiorno e non intendono stare in silenzio di fronte a chi impedisce lo sviluppo, bloccando persino fondi pubblici disponibili e dando l'immagine di un Sud ostaggio di logiche imprenditoriali perverse e della criminalità organizzata".

"Pur in presenza di ben 300 milioni di fondi pubblici sono trascorsi 7 anni e 2 mesi da quando la Fca ha lasciato Termini Imerese cedendo lo stabilimento a Blutec e la fabbrica non è mai ripartita come doveva - sottolineano Fim Fiom e Uilm -. Ci sono state proposte e gruppi imprenditoriali interessati ma che per diversi motivi sono incappati in guai giudiziari. Bisogna ripartire dalle macerie per costruire uno sviluppo reale, il 'caso Blutec' può rappresentare per chi crede nel Sud il simbolo di un riscatto: ecco perché sollecitiamo tutte le forze sane a unirsi alla lotta che da anni conducono i lavoratori il cui unico scopo è quello di rientrare nella propria fabbrica con un progetto che guardi al rispetto dell'ambiente, puntando sulle auto elettriche, chiamando alle proprie responsabilità Fca oppure coinvolgendo alte case automobilistiche in modo da uscire da un monopolio dell'automotive che ha frenato e continua a frenare lo sviluppo di un sistema industriale al quale il nostro Paese non può e non deve rinunciare".

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