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Clan di Mangialupi a Messina, pioggia di condanne in appello ma esclusa l'associazione mafiosa - Nomi e foto

L’associazione mafiosa di Mangialupi che «non esiste», perché è un’associazione a delinquere semplice, quantomeno nel maxiprocesso d’appello che s’è concluso ieri sera, il procedimento “Nemesi-Ninetta”.

Il verdetto serale emesso dalla seconda sezione penale della Corte d’appello presieduta dal giudice Maria Celi, per una delle più importanti inchieste degli ultimi anni, è molto complesso. E riguarda - si legge sulla Gazzetta del Sud oggi in edicola - una trentina di imputati tra cui molti nomi “storici” della criminalità organizzata cittadina, come i Trovato, gli Aspri, i Lo Duca, i Bonaffini.

Ma l’aspetto che indubbiamente ha del clamoroso - ne capiremo di più dopo il deposito delle motivazioni, per vedere come ha ragionato il collegio -, è la derubricazione operata quando i giudici si sono occupati del clan di Mangialupi, scrivendo: «... riqualificata l’imputazione di cui al capo 1 di cui all’art. 416 c.p., dichiara non doversi procedere...»; fatto che ha comportato la dichiarazione di prescrizione per il reato di associazione a delinquere semplice per Rosario Grillo, Valentino Rizzo, Giuseppe Trischitta, Giuseppe Arena e Benedetto Aspri.

Questo non significa però che gli imputati “escono” dal processo, perché a loro carico c’erano tutta un’altra serie di reati contestati in relazione al traffico di droga e al reato associativo finalizzato al traffico di droga. Cerchiamo di partire intanto da un punto fermo, ovvero i quattordici casi in cui i giudici d’appello - rispetto ai tre procedimenti confluiti in secondo grado -, hanno rideterminato le pene rispetto al primo grado. In parecchi casi accordando un lieve “sconto”, in alcuni invece con un inasprimento (uno su tutti il caso del boss di Provinciale Giovanni Lo Duca, che passa da 12 a 15 anni): Antonino Bonaffini, 20 anni e 10 mesi di reclusione; Pietro Mazzitello, 10 anni, un mese e 10 giorni (in “continuazione” con una precedente sentenza d’appello); Roberto Parisi, 14 anni e 2 mesi; Giorgio Passari, 10 anni; Rocco Rao, 10 anni; Franco Trovato, 23 anni e 10 mesi; Giuseppe Villari, 7 anni e 25.922 euro di multa. E poi: Giuseppe Arena, 12 anni; Benedetto Aspri, 20 anni; Rosario Grillo, 24 anni, 2 mesi e 20 giorni; Tindaro Puglisi, 4 anni e 3 mesi; Valentino Rizzo, 6 anni, un mese e 27mila euro di multa; Giovanni Lo Duca, 15 anni. Ed infine: Giovanni Merillo, 5 anni e 8 mesi. Condanna poi confermata dai giudici d’appello, a 10 anni di reclusione, per Carmelo Bonaffini. Quindi, in tutto, si tratta di 15 condanne.

Oltre al caso della prescrizione per “l’ex” reato associativo mafioso, dopo la derubricazione in associazione a delinquere “semplice”, i giudici hanno deciso: prescrizione per Roberto Parisi e Giorgio Davì per alcuni reati; prescrizione parziale, dopo la riqualificazione in “fatto di lieve entità”, per Franco Trovato, Roberto Parisi, Francesco Antonino Turiano; e poi per: Marcello Sigilli, Rocco Rao, Giorgio Passari, Francesco Scalise, Francesco Pergolizzi, Michele Alberto; assoluzione parziale da un reato per Franco Trovato, Antonino Bonaffini, Roberto Parisi, Domenico Chiofalo, Pietro Mazzitello e Francesco Turiano; assoluzione dal capo 2 per Tindaro Puglisi e Paolo Sergi; assoluzione dal capo 37 per Paolo Sergi; prescrizione per Rosario Tomarchio. In relazione poi alla sentenza di primo grado del 2016 hanno registrato assoluzioni e prescrizioni Santo Caleca, Giuseppe Arena, Gennaro Ragosta. Ed infine in relazione alla sentenza del giudice monocratico del 2015 per fatti di droga hanno registrato la prescrizione Franco Trovato, Antonino Giuliano e Salvatore Giuliano.

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