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Mafia, in appello condanne per 3 secoli a boss e gregari dei clan di Palermo - Nomi e foto

La corte d’appello di Palermo ha condannato complessivamente a quasi 3 secoli di carcere 32 dei 33 imputati del processo denominato Panta Rei che vede alla sbarra boss, estortori e gregari di cosa nostra dei clan di Porta Nuova, Villabate e Bagheria.

Ha retto dunque l’impianto accusatorio e le pene sono state rilevantissime. Un solo imputato, Massimo Monti, è stato assolto. Il processo si svolgeva in abbreviato davanti alla corte d’appello di Palermo. Il procedimento nasce da una indagine del 2015 dei carabinieri. Gli imputati erano accusati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, danneggiamento e traffico di droga.

L’inchiesta ricostruì la mappa del pizzo in diverse zone della città e gli assetti di vertice delle famiglia del Borgo Vecchio, Villabate e Bagheria. Nessun’attività commerciale sfuggiva al racket: bar, artigiani, imprese, negozi di abbigliamento, supermercati pagavano la «rata» più somme per le festività di Natale e Pasqua. Gli inquirenti accertarono il ruolo di Teresa Marino moglie del boss Tommaso Lo Presti oggi condannata a 10 anni e 8 mesi.

Sarebbe stata lei a gestire la cassa dei soldi destinati alle famiglie dei carcerati. In manette anche Domenico e Giuseppe Tantillo, capimafia del Borgo Vecchio condannati rispettivamente a 16 e 5 anni di carcere. Il secondo da qualche tempo collabora con i pm e e le sue rivelazioni hanno confermato l’impianto accusatorio degli inquirenti: pizzo, spaccio di cocaina e controllo del mercato  dei frutti di mare come assi portanti degli affari della mafia.

Queste le pene inflitte dalla corte d’appello: Giuseppe Ruggeri 12 anni, Salvatore David 11 anni, Paolo Calcagno 15 anni e 4 mesi, Alessandro Bronte 11 anni e 6 mesi, Pietro Catalano 4 anni e 8 mesi, Tommaso Catalano 7 anni e 8 mesi, Maria Rosa Butera 1 anno, Carmelo D’Amico 11 anni e 4 mesi, Salvatore David 12 anni, Francesco Paolo Desio 11 anni, Giuseppe Di Cara 12 anni, Pasquale Di Salvo 5 anni e 6 mesi, Nunzio La Torre 7 anni, Francesco Paolo Lo Iacono 10 anni e 8 mesi, Salvatore Ingrassia 16 anni e 10 mesi, Rocco Marsalone 11 anni e 8 mesi, Andrea Militello 2 anni e 4 mesi, Angelo Mendola 6 anni, Salvatore Mulè 13 anni e 4 mesi, Giampiero Pitarresi 14 anni, Massimiliano Restivo 4 anni e 8 mesi,  Giuseppe Ruggeri 12 anni, Antonino Salerno 5 anni, Salvatore Scardina 12 anni, Lodovico Scurato 5 anni e 4 mesi, Antonino Giuseppe Maria Virruso 11anni, Antonino Abbate 6 anni e 2 mesi, Salvatore Ingrassia 16 anni e 10 mesi, Bartolomeo Militello 11 anni, Vincenzo Vullo 6 anni, Salvatore D’Asta 2 anni, Giuseppe Minardi 5 anni, Francesco Terranova 5 anni, e 4 mesi, Maria Rosa Butera 2 anni, Gaspare Parisi 13 anni e 6 mesi, Giuseppe Di Giovanni, 12 anni.

Accolto l’appello presentato dagli avvocati di parte civile Francesco Cutraro ed Ettore Barcellona, legali del Centro Pio La Torre, dei Comuni di Villabate e Casteldaccia, di Sicindustria e della ditta Calì car. I Comuni non erano stati riconosciuti come parti lese, da qui l’appello dei due avvocati. Mentre alla Calì car non era stata liquidata la provvisionale che invece ora è stata determinata in 10mila euro.

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