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“Viva Maria”, anche senza Vara Messina ai piedi dell’Assunta

Messina questa sera ai piedi dell’Assunta in Duomo - casa del popolo - che ha potuto fisicamente accogliere solo 200 fedeli; c’era la Vara, idealmente trainata da quel fiume di persone che a gran voce e con il cuore hanno voluto gridare ancora una volta “Viva Maria!”.

Dopo 70 anni la storica processione, memoria di appartenenza storica e culturale del popolo dello Stretto consacrato alla Vergine e da lei filialmente protetto, è stata “sospesa, non annullata” dalla pandemia, come ha detto l’arcivescovo Giovanni Accolla nel solenne pontificale presieduto (e concelebrato dal suo ausiliare Cesare Di Pietro e dai canonici del Capitolo Protometropolitano). Il presule ha sottolineato il sacrificio di “rinunciare alle tradizioni e al senso di festa”, per lasciare il posto a “scelte corresponsabili per la tutela personale e dei fratelli, un dovere al quale tutti siamo chiamati”.

E’ stata una celebrazione diversa da tutte le altre, fra il silenzio e la compostezza dei fedeli presenti dentro e fuori la Cattedrale, dove le forze dell’ordine e i membri del Nucleo diocesano di Protezione civile e delle altre associazioni di volontariato hanno vigilato affinchè tutto si svolgesse secondo i canoni di sicurezza. Al Sindaco di Messina, presente insieme al Prefetto, il Questore, l’assessore alla cultura Enzo Caruso e le altre autorità militari e civili, il compito di affidare la città di Messina alla Madonna Assunta, invocando “sollievo e conforto dalle angosce del momento presente e dalle prove che affliggono l’umanità” e offrendo un pezzo della gomena a nome a nome del "Gruppo storico Vara Messina" utilizzata dai tiratori per il traino della Machina votiva durante la processione.

Per la prima volta inoltre, dopo la nota che il Viminale ha inviato nei giorni scorsi alla Cei, recepita da tutte le diocesi italiane sulla ripresa dell’attività liturgica dei cori, la celebrazione, trasmessa in diretta da Rtp, è stata animata dalla Cappella musicale del Duomo diretta e accompagnata all’organo Tamburini da don Giovanni Lombardo e Domenico Gioffrè.

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