Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Autentica, aspra e bella la Sicilia del Cammino: la terza Via Francigena da Palermo a Messina

La cosa più bella di un viaggio è il viaggio in se stesso. Non scopriamo nulla di nuovo ma la verità ha sempre antiche radici. E quello dei Cammini francigeni di Sicilia è un meraviglioso viaggio che vale la pena compiere per il puro gusto di andare, sapendo che quando si parte c’è sempre una meta ma che, anche se non ci fosse, l’andare sarebbe bello egualmente. Il punto di arrivo di tutti i cammini siciliani era ed è ancora Messina, la «città liberata per prima dai Normanni nel 1061 e fulcro delle operazioni che in appena un trentennio avevano ricacciato i Mori, chiudendo quasi due secoli di dominio arabo». Come si legge nella guida dell’Associazione Amici dei Cammini francigeni, un diploma normanno del 1089, scritto in greco, segnalava una “via francigena” nella piana di Milazzo. Il testo parla di una donazione, elargita da un cavaliere normanno della corte degli Altavilla, Goffredo Borrello, signore della Valle di Milazzo, all’Arcivescovo Roberto di Messina e Troina, di alcune terre, chiamate “terras Bucelli“ tra i cui confini si registra quella “via francigena” (nel diploma originale in greco, “ten odon ten fragkikon“, la via dei Franchi).
Tracce di storia riempiono ogni passo di quei 4 itinerari storici, chiamati appunto Vie Francigene di Sicilia, su cui s’innestano natura, tradizione e cultura dell’accoglienza: «Trazzere, pubbliche e regie, usate per la transumanza e vie di comunicazione che attraversano l’Isola sin dal mondo arcaico, consentendo il passaggio di eserciti, mercanti, cavalieri e pellegrini. Un insieme di circa 900 km che passa dai paesaggi montani alle valli coltivate a grano dell’interno, fino alle coste calde del Mediterraneo in direzione del porto di Messina, porta d’Oriente e imbarco verso la Roma dei Martiri e la Santa Gerusalemme. Isola di genti, incrocio di culture».
Delle quattro Vie, la “Magna Via Francigena” è la più percorsa, con una rete di servizi completa, un sistema di informazione legato ad un sito, ad un’app, ai canali social (pagina ufficiale su Fb, e gruppo “Amici della Magna Via Francigena“). Segnalata al 100% con segnavia bianco/rossi e con i pellegrinetti rossi delle Francigene siciliane, ha a supporto la guida cartacea di “Terre di Mezzo”. La terza, la Via Fabaria, ingloba una parte della più antica via Selinuntina, da Agrigento a Gela, che diventa così la parte greca di questo percorso di 320 km. Da Gela in poi, fino a Lentini e poi lungo il Simeto fino a Randazzo, si segue la parte normanna del Cammino. La quarta è la Via Mazarense, da Agrigento a Marsala e da Marsala a Palermo.

Quella che ci riguarda più direttamente è la seconda delle quattro Vie, quella denominata “Da Palermo a Messina per le Montagne”, un percorso che attraversa l’intero arco dell’Appennino siculo, dalle cime delle Madonie alle colline degradanti verso il mare dei Peloritani. C’è sempre la Guida edita da “Terre di Mezzo” che ci accompagna, in queste venti tappe a piedi tra il Tirreno e lo Ionio, «nel cuore della Storia», come scrive l’editrice Miriam Giovanzana, o, per citare il presidente dell’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, Davide Comunale, «passi nuovi, nuovi orizzonti». Non solo passato, anche futuro.
Venti tappe, dunque. La prima: da Palermo a Bagheria. Poi, da Bagheria all’eremo di San Felice. Dall’eremo di San Felice a Caccamo. Da Caccamo a Montemaggiore Belsito. Da Montemaggiore Belsito a Caltavuturo. Da Caltavuturo a Polizzi Generosa. Da Polizzi Generosa a Petralia Sottana. Da Petralia Sottana a Gangi. Da Gangi a Nicosia. Da Nicosia a Troina. Da Troina a Cesarò.
Ecco qui siamo a poco più della metà del Cammino e arriviamo in territorio della provincia di Messina. Questa tappa, l’undicesima, è lunga 20 chilometri, difficoltà medio-impegnativa, con un’immagine simbolo: il bellissimo Ponte Failla, di età normanna, con arco a sesto acuto, che si leva sul fiume Troina. Da Cesarò si entra nel cuore dei Nebrodi e si arriva a Randazzo (25 km, sentiero molto impegnativo, al 63% su via d’asfalto e 37% su sterrato). Da Randazzo si torna in territorio messinese, fino a Floresta, altri 18 chilometri (difficoltà media). E da Floresta, lungo un percorso di 17,4 km (difficoltà medio-impegnativa), si arriva a uno dei Borghi più belli d’Italia, la “nostra” Montalbano Elicona. Qui comincia uno dei tratti più lunghi e difficili (più di 23 chilometri) che unisce Montalbano a Novara di Sicilia, altro “gioiellino” della nostra provincia. Tappa lunga e medio-impegnativa anche quella che porta da Novara di Sicilia a Castroreale.
Ormai ci si avvicina alla meta. La diciassettesima tappa del Cammino è quella che si snoda da Castroreale fino a Santa Lucia del Mela (lunga meno di 13 chilometri). Dal fiore all’occhiello della Valle del Mela, con le sue antiche chiese, si prosegue fino a Rometta, lungo un impegnativo percorso di 25 chilometri.
Ed ecco che da Rometta il Cammino conduce al santuario di Calvaruso, attraverso siti di grande bellezza paesaggistica, lungo 15,4 chilometri di media difficoltà. Da Calvaruso, infine, si scende, dopo un tortuoso (ma ne vale la pena) percorso di 15,2 chilometri, che si addentra nel cuore delle montagne peloritane, fino ad arrivare in piazza Duomo, il traguardo finale. Per chi ha percorso il Cammino, si festeggia il raggiungimento dell’agognata meta. Ma questa può essere la fine, o può essere l’inizio. Quello che conta è il viaggio in sé.

Caricamento commenti

Commenta la notizia