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Ferì a morte il fidanzato a Sant'Agata di Militello, Francesca Picilli graziata da Mattarella

Uno dei decreti di grazia parziale firmati oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riguarda Francesca Picilli, che nella notte tra il 4 e il 5 marzo 2012, a Sant'Agata di Militello (Messina), durante una lite ferì al torace, con un coltello a serramanico, il proprio fidanzato, Benedetto Vinci che, ricoverato in ospedale, morì dieci giorni dopo a causa di quella ferita.

La donna, che all’epoca dei fatti aveva 27 anni, fu condannata a 10 anni e mezzo per omicidio preterintenzionale dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, dove la Cassazione rinviò il processo accogliendo il ricorso del difensore della Picilli, Nino Favazzo, contro la condanna dei giudici d’appello di Messina che avevano comminato una pena di 14 anni. A Reggio Calabria furono riconosciuti all’imputata le attenuanti generiche, perché la donna, nel corso della lite, non colpì il fidanzato con l’intenzione di ucciderlo. Adesso per Francesca Picilli è stata disposta una riduzione della pena di quattro anni.

Dal 16 settembre 2019, quindi, la giovane donna era detenuta nel carcere di Bollate, nel milanese. Per la madre e le sorelle di Benedetto Vinci, cui era stata riconosciuta una provvisionale oltre al risarcimento da quantificare, la difesa di parte civile era stata curata dagli avvocati Giuseppe Mancuso e Alessandro Nespola che commentarono così: «Si conclude una vicenda giudiziaria all’esito della quale nessuno può certamente esprimere parole di soddisfazione o compiacimento. È in ogni caso una tragedia che addolora tutti e che ha travolto irrimediabilmente due giovani vite, della vittima e della stessa ragazza, e le rispettive famiglie».

Concessa la grazia parziale anche ad Ambrogio Luca Crespi

La grazia è intervenuta anche per Ambrogio Luca Crespi, condannato a sei anni di reclusione per il delitto di concorso in associazione di tipo mafioso, per fatti commessi dal 2010 al 2012, per il quale è stata disposta una riduzione della pena di un anno e due mesi. Per effetto dei provvedimenti del Capo dello Stato - prosegue la nota del Quirinale - agli interessati rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l’applicabilità dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale (art. 47 dell’ordinamento penitenziario).

Nel valutare le domande di grazia presentate in favore degli interessati, il Presidente della Repubblica ha tenuto conto del positivo comportamento tenuto dai condannati durante la detenzione e della circostanza che il percorso di rieducazione sino ad ora compiuto dai predetti potrebbe utilmente proseguire - qualora la competente Autorità giudiziaria ne ravvisasse i presupposti - con l’applicazione di misure alternative al carcere.

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