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Messina Denaro, è caccia alla rete di protezione. La figlia: "Non voglio vederlo"

L'obiettivo è accelerare nella ricerca per debellare la rete di protezione su cui ha potuto contare e per arrivare a colpire l’altissima capacità di infiltrazione, attraverso la corruzione, della Cosa nostra siciliana nel mondo dell’impresa

«Questo è proprio il momento per andare fino in fondo. Con la cattura di Matteo Messina Denaro finisce un incubo, ma per noi continua in maniera ancora più risoluta l’attività di investigazione nella quale, come stiamo facendo, dobbiamo accelerare in maniera fortissima per debellare la rete di protezione su cui ha potuto contare e, più in generale, per arrivare a colpire l’altissima capacità di infiltrazione, attraverso la corruzione, della Cosa nostra siciliana nel mondo dell’impresa, dell’economia, delle professioni, ma anche della politica». E’ quanto afferma il colonnello Gianluca Valerio, vice comandante del Ros, intervistato dal QN.

«Messina Denaro - sottolinea - si porta dietro il profilo e il Dna dei vecchi capi» ma «è anche il protagonista di questa evoluzione che porta alla capitalizzazione e all’investimento degli ingenti patrimoni che nel frattempo si sono accumulati nella prima fase di razzia criminale e di sviluppo dei traffici. Lui cerca di farsi inseguire, come in un falso scopo, fino a immaginare che lo Stato, senza più colpi di lupara, si dimentichi di lui. Un pò come una lepre che continua a correre per farsi inseguire e distrarre i cacciatori dalle altre lepri».

Protetta dalla cintura affettiva della famiglia materna, del compagno Nino e degli amici più intimi Lorenza Alagna, 27 anni ha letto i giornali online pieni delle foto e degli articoli sul padre, il boss Matteo Messina Denaro, che non avrebbe mai incontrato, e ai suoi parenti ha detto che non vuole vederlo. Dal riserbo familiare emerge che, almeno per ora, la decisione della giovane donna è questa e che quindi non andrà ai colloqui in carcere per vedere il genitore.

Lorenza, figlia di Francesca, è l'unica figlia ufficiale del boss arrestato dopo 30 anni di latitanza e fino al 2013 viveva nella casa della nonna paterna con la madre, poi insieme hanno deciso di troncare gli stretto legami e andare a vivere altrove. Francesca, che porta il cognome materno, abita a Castelvetrano e il 14 luglio 2021 ha partorito un bimbo che non si chiama come il nonno. La passione del mafioso per le donne è nota. Ha avuto diverse fidanzate anche durante la latitanza, almeno cinque quelle note, e tantissimi flirt. Da una di queste relazioni sarebbe nato un figlio, nei primi anni 2000, di cui però non si ha alcuna certezza. Ai medici della clinica palermitana dov'è stato operato per le metastasi al fegato Messina Denaro aveva raccontato di " avere due figlie che però vivono fuori e di non avere altri parenti».

Intanto uno slogan è comparso su alcuni manifesti affissi sui muri di Partanna «Finalmente giustizia!». A farli preparare e affiggere è stata Giovanna Ragolia, 68 anni, vedova di Rosario Sciacca, che ll'11 giugno 1990 fu vittima innocente di un agguato mafioso che aveva come obiettivo Giuseppe Piazza, un camionista con numerosi precedenti penali. «Quando ho saputo dell’arresto ho vissuto un momento di gioia - dice la donna -. La giustizia finalmente è arrivata». Sul manifesto c'è il ringraziamento alle forze dell’ordine e alle procure, così come al Ros dei carabinieri. «In tutti questi anni mi sono fatta l’idea che Matteo Messina Denaro abbia vissuto la sua latitanza nelle nostre zone, coperto da certi personaggi. Per me è impensabile che stesse in giro senza essere identificato», conclude la vedova Sciacca

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