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Esposti a Milano i fumetti sui salvataggi della Aquarius del messinese Lelio Bonaccorso

Il fumetto è azione per eccellenza. Tanto più se è l’espressione visiva di un reportage sul campo, per essere testimone attivo di uno dei maggiori temi umanitari, sociali e politici dei nostri giorni: la dolorosa rotta dei migranti dalla Libia all’Europa. Con questi disegni, così sentiti nel cuore e nella mente ancor prima che fortemente artistici, il fumettista messinese Lelio Bonaccorso è entrato da protagonista nella galleria milanese Nuagés di Cristina Taverna, vero e proprio tempio del fumetto. Nel luogo dove hanno esposto Hugo Pratt, Folon, Moebius, Emanuele Luzzati e tantissimi altri, sono adesso in mostra le 90 tavole originali che Bonaccorso ha realizzato per il libro “Salvezza”, con testi del giornalista Marco Rizzo (di Erice) e pubblicato da Feltrinelli nella nuova collana “Comics” che ha esordito proprio l’anno scorso.

Sistemate nella successione cronologica in cui è stato scandito il viaggio di tre settimane a bordo della nave “Aquarius” (una di quelle cui adesso è impedito di fatto il soccorso), in un formato ovviamente più grande rispetto al libro, emerge evidente il dinamismo di situazioni continuamente in cambiamento, sfociate in tre salvataggi e in un incontro altamente pericoloso con la cosiddetta guardia costiera libica. Nelle immagini in cui si vedono le lance di salvataggio che “corrono” verso il barcone dei migranti, l’entusiasmo dei salvati, il ritrovarsi a bordo (ma anche la vita quotidiana dell’equipaggio e degli stessi Bonaccorso e Rizzo), c’è una grande capacità di trasmettere emozioni e stati d’animo.

Nelle tavole, realizzate in maggioranza in acquerello e china, il segno è sempre molto sicuro, ad assecondare perfettamente la necessità del fumetto di essere creato con una notevole velocità di esecuzione. «Mentre le cose accadono – dice Bonaccorso –, io faccio schizzi e fotografie, poi, il più presto possibile, quando ancora ho l’emozione sulla pelle, trasformo tutto nei disegni definitivi».

Le opere esposte sono tutte in bianco e nero. I “colpi” di arancione (colore dei salvataggi in mare) che si trovano sul libro sono stati realizzati in digitale, in un tempo successivo. Sulle pagine di “Salvezza” il colore ha un impatto visivo che incide molto anche sul modo di leggere oltre che di guardare, crea un’attenzione ad alcuni particolari, una specie di messa a fuoco riservata al lettore. Nelle tavole originali, ovviamente senza testo, da guardare appese alle pareti come vere e proprie opere d’arte, cambia l’approccio di chi si avvicina. La scansione temporale con cui sono esposte consente di mantenere il senso del reportage, ma l’idea della sequenza ha una minore importanza rispetto alla possibilità di apprezzare la qualità del disegno.

Pur con il realismo dovuto quando si raccontano storie vere (ricordiamo che Bonaccorso è stato già molto apprezzato, fra tante altre, per le storie di Peppino Impastato e Marco Pantani), il fumettista messinese mostra le sue capacità personali di sviluppare quelle che si chiamano emozioni, anche attraverso le espressioni dei volti. Ma penso soprattutto alle braccia dei migranti che si allungano oltre le misure umane quando vedono avvicinarsi i soccorsi.

Una parte dei ricavati della vendita sarà destinata all’organizzazione umanitaria SOS Mediterranée. Bonaccorso, subito dopo l’inaugurazione della mostra è ripartito per Messina per organizzare il prossimo impellente lavoro. La Feltrinelli, dopo il successo di “Salvezza”, giunto alla quarta ristampa (e l’edizione francese è alla seconda), ha commissionato a lui e Rizzo un altro libro. Di che cosa si tratta?

«Non posso dire nulla – risponde Bonaccorso – ci è stato chiesto di mantenere il segreto. Ma una cosa la rivelo: ancora una volta ci occuperemo di un tema sociale».

E gli brillano gli occhi.

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