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Giulio Francese ospite all'Università di Messina: "Il futuro del giornalismo dipende dai giovani"

«I giovani hanno voglia di cambiare le cose, il loro impegno può essere determinante per un giornalismo che nel tempo delle fake news ritrovi credibilità». Un messaggio di speranza nonostante le difficoltà di un mestiere sempre più complesso quello lasciato da Giulio Francese, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia agli studenti dell’ateneo peloritano intervenuti ieri mattina al seminario “Il giornalista con la schiena dritta. Riflessioni su Mario Francese a quarant’anni dall’uccisione”, svoltosi nella sala dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti.

L’evento, organizzato dalla redazione di UniVersoMe, testata giornalistica multiforme degli studenti Unime, per riflettere sulla professione di giornalista attraverso testimonianze importanti, è stato moderato da Alessio Gugliotta, coordinatore di UniVersoMe. «Tutto è partito da un gruppo di studenti, convinti del fatto che ricordare sia il primo passo per rendere giustizia ad una figura come quella di Mario Francese – spiega Gugliotta – Volevamo assicurarci che anche a Messina non ci si dimenticasse di un esempio illustre di integrità morale e professionalità, pagato a caro prezzo da Francese e da tutti i suoi familiari».

Gli interventi dei professori Giovanni Moschella, presidente del Centro studi sulle Mafie, Luigi Chiara, direttore del Centro studi sulle Mafie, Marco Centorrino, docente di Sociologia della Comunicazione e della giornalista Claudia Benassai sono serviti a ricordare il giornalista antimafia e militante Mario Francese e a delinearne il periodo storico in cui realizzò le sue inchieste.

Giulio Francese, primogenito del giornalista ucciso dalla mafia ha ricordato invece la figura del padre, rimasta nell’oblio per troppi anni: «un giornalista dotato di grande umanità, che entrava in empatia con la gente, credibile. Scrisse tanto di mafia e fu il primo, nel 1975, a parlare di “cupola”, ancor prima del primo grande pentito di mafia, Tommaso Buscetta, che lo fece nel 1984. Ma dopo l’uccisione fu presto dimenticato. La sentenza del 2001, riaperta anche grazie all’impegno di mio fratello Giuseppe, è stato al contempo un punto d’arrivo e di inizio per raccontare la verità sulla storia di Mario Francese. Ci sono volute le stragi per scuotere le coscienze, ma adesso tutti coloro i quali hanno dato la vita per la verità e la giustizia meritano di essere ricordati».

Dopo il seminario, gli spunti e le riflessioni emersi dagli interessanti interventi sono serviti da base per gli articoli e gli editoriali realizzati dagli studenti che hanno preso parte al workshop giornalistico con la giornalista Claudia Benassai. «Siamo felicissimi della riuscita a dell’evento – conclude Gugliotta – soprattutto perché è stata la prima volta in cui ci siamo cimentati nell’organizzazione di una manifestazione di tale spessore».

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