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Coronavirus, la parola agli studenti messinesi: "Quanta voglia di tornare in classe"

«Tornerei a scuola domani stesso, se si potesse», dicono. In barba a chi li dipinge crogiolati nel “dolce far nulla” di casa, senza la sveglia che suona alle 7 del mattino e la corsa verso scuola, gli studenti messinesi che frequentano l’ultimo anno delle Superiori vorrebbero invece tornare in classe senza neanche attendere il 18 maggio, data chiave per avere certezze su come si svolgeranno gli esami di maturità che avranno comunque una versione “light”.

«Preferirei le prove scritte, anziché l’esame telematico, non soltanto perché significherebbe vivere l’ultimo scorcio dell’anno con i miei compagni, la notte prima degli esami, la cena con i professori, ma anche perché vorrebbe dire che la situazione è migliorata anche dal punto di vista sanitario», racconta Alessandro Musciumarra che frequenta la V G dell’Istituto nautico “Caio Duilio” e sogna un futuro sulle navi da crociera, sperando di entrare all’accademia di Genova.

«Da un lato c’è l’amarezza di non poter condividere la fine di un percorso con compagni e professori, dall’altro è anche aumentata la responsabilità personale di ogni studente». «Vorrei potermi mettere la divisa e andare a lavorare», afferma Noruena Turiaco, che frequenta la V A all’Istituto alberghiero “Antonello”, proprio in questi giorni doveva partire per uno stage a Salina, dove sperava di poter lavorare anche d’estate: «Mi auguro di avere altre possibilità – aggiunge – e volevo con tutta me stessa, dopo 5 anni di impegno intenso, avere la soddisfazione di vivere normalmente quell’emozione unica che ho sempre pensato fossero gli esami di stato».

Intanto, sono alle prese con la didattica a distanza, seguono quasi tutti tre materie al giorno, con blocchi di lezioni che variano da 20 a 50 minuti «Manca persino lo stare seduti sul banco – spiega Alessandra Silvestro, che frequenta la VA al “Maurolico” –. Il cortile, i corridoi, la ricreazione, la campanella, saranno cose che non rivivremo più», racconta tra una video-lezione e un corso online per i test di ingresso in Medicina. «Qualche docente ha fatto più fatica con la tecnologia e, non lo avrei mai pensato, ma ammetto che non è semplice anche per noi stare così tante ore davanti al pc, a mancare sono soprattutto i rapporti umani sia con i compagni che con i docenti», sottolinea Elia Coltraro, che al “Maurolico” frequenta, invece, la VC.

Nella didattica a distanza non sempre si riesce a spiegare e c’è anche chi viene scoperto a copiare: «Quando il prof ha capito che avevo consegnato il compito di una mia compagna, mi ha scritto che non avevo fatto neanche la fatica di cambiare il nome, ma in compenso ho voluto imparare a memoria il primo canto della Divina Commedia», racconta Basilio Inferrera, studente della V A che si è ritrovato a utilizzare il proprio tempo libero come forse non avrebbe mai pensato. «Nessuno era abituato alla didattica a distanza e abbiamo dovuto imparare presto, avevo soltanto il pc fisso e mi dovrò attrezzare con una webcam per le interrogazioni», dice Luca Cannistrà, che frequenta lo Scientifico di Spadafora, accorpato al Maurolico. «Ho notato, però, che la didattica a distanza qualche lato positivo ce l’ha: chi è più timido o in classe faceva fatica ad intervenire così partecipa di più», dichiara Marco Ferrarolo, alunno della V B dell’“Ainis”, che vuole mantenere le “tradizioni” d’istituto. «Da qualche anno organizzavamo un talent al Palacultura, dove ogni studente poteva far vedere, davanti a una giuria di prof, cosa sapeva fare, non ci siamo arresi al coronavirus e cercheremo di organizzarlo anche online». «Abbiamo tutti più tempo per riflettere e pensare a tutte quelle cose che davamo per scontate – conclude Giuseppe Arena che, sempre all’“Ainis” frequenta la V A –. Penso che questo periodo da “soli” abbia fatto crescere il nostro senso di responsabilità e, forse, la vera prova di maturità, la stiamo vivendo adesso».

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