Martedì 30 Aprile 2024

Uno strano e divino museo d'architettura: i Nebrodi...quando la meta è nel viaggio

Foto di Michele Latteri
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C'è uno spicchio di Sicilia incoronato di montagne, vestito di cascate morbide e impetuose, avvolto in fitti boschi che nascondono il sole per proteggere la vita sopra e sotto il suolo, ornato di uccelli del cielo senza ansia né affanno. Di colori e profumi, che scambiano bellezza con viste e visioni. Natura necessaria quella dei Nebrodi. Una mostra aperta, diffusa. Un'area ariosa, che sa di faggio e calcare, di sughero ed acero, di mulini antichi come il pane e specchi d'acqua che riflettono vita tutto intorno. Una scena che dal livello del mare svetta verso un paesaggio infinito, macchiato di mediterraneo. Tutto fuor che “sound of silence". Come entrare in teatro mentre l'orchestra si accorda in polifonie naturali sorprendenti: il cantico di centinaia di creature che vocalizzano contemporaneamente per passarsi messaggi vitali di sopravvivenza, territorialità, accoppiamento. In nicchie sonore di mistero, magia e bellezza sistemica, ai ritmi estremamente regolari del paesaggio acustico. Un creato musicalmente fatto, musica a prescindere da noi. Quadri di un'esposizione. Una galleria d'arte...con l'anima dentro. Uno strano e divino museo d'architettura. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l'unità armonica del cielo con la terra. Vederli, per possederli. Parola di Goethe, di Guy de Maupassant, di ogni viaggiatore che è già di per sé poeta, tutti piccoli principi di un mondo che mira all'essenziale, a quella parte di cose invisibile agli occhi. A quella dimensione fantastica in cui non si vive che di immaginazione.  

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