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La Sicilia del vino, una sfida sostenibile. La scommessa nella culla del "Grillo"

A Marsala focus sul “Grillo”, il vitigno che nel 2021 ha avuto una crescita del 26%. È stata l’occasione delineare gli scenari del settore. E sull’Isola nasce la prima bottiglia made in Sicily con il vetro della raccolta differenziata

La Sicilia del vino scruta l'orizzonte dall'avamposto delle sue radici, costruendo percorsi di innovazione sulle fondamenta dei vitigni che nell'isola trovano le condizioni ideali per esprimere le loro sorprendenti potenzialità. In questi anni lo sguardo sulla vigna aperta alle sfide si è “innestato” su processi di ricerca che stanno facendo maturare una nuova realtà, capace di intendere l'imprescindibile svolta culturale. E di volerla? Ci sta provando “Sicilia Doc”, il Consorzio di tutela che è voce di 7.902 viticoltori e 530 imbottigliatori. I riflettori si sono accesi a Marsala, culla del “Grillo”, il vitigno che sta simboleggiando lo spirito più autentico di questa conversione qualitativa. E i numeri sono testimoni imparziali di una crescita stupefacente, perché se vent'anni fa qualcuno avesse vaticinato mirabilie per questi grappoli bianchi l'avrebbero considerato uno sciamano delirante. Quel vino - che nei casotti allietava le fatiche dei contadini - è diventato motrice della Sicilia che ha alzato lo sguardo: 16, 7 milioni di bottiglie nel 2020, poco più di 21 milioni nel 2021 (+26%). Basta un colpo d'occhio sulla chioma verde e brillante che copre la provincia di Trapani, prima sorgente del “Grillo”: «Si distingue sicuramente tra i vitigni che hanno conosciuto maggiore crescita negli ultimi anni – osserva Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela “Vini Doc Sicilia” – in virtù di caratteristiche qualitative e di versatilità uniche: per profumi, struttura e vivacità. Sia sui mercati nazionali che su quelli internazionali possiamo definirlo un vero e proprio caso di successo».

Tradizione, studio ed evoluzione girano attorno alla vigna anche nelle fasi che a valle impegnano i produttori, perché è il seme della credibilità il valore aggiunto che in una progressione circolare ci riporta alla pianta, all'autenticità che si sprigiona sulle nostre tavole. La fascetta rilasciata dalla Zecca dello Stato, introdotta dal primo gennaio del 2022 per marchiare le bottiglie Doc, è un sigillo di garanzia: «Del resto – sottolinea Antonio Rallo – la continua crescita dei vini Doc Sicilia, venduti in Europa e nel mondo, se da un lato premia il lavoro delle aziende vitivinicole dell’isola, dall'altro impone di rafforzare la vigilanza. L'introduzione delle fascette contrasta al meglio le possibili contraffazioni e così tutela sia i consumatori che i produttori rispettosi delle regole». Un tassello per fissare la rotta verso un orizzonte che si allarga a nuove sfide, orientate dalla “sostenibilità”, quella chiave di lettura trasversale che è codice etico e deontologico, stile dell'impresa: dalla vite alle fonti energetiche, dal rapporto sociale con il territorio alla commercializzazione del prodotto. Un filo conduttore che passa attraverso il “Vigneto Sicilia”, «il progetto che punta a produrre viti siciliane dotate di certificazione che ne attesti l’integrità sanitaria e l’identità varietale».

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