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Eurispes: in 10 anni l'Italia non ha saputo cambiare il sistema della giustizia

In Italia, solo un quinto (20,5%) dei processi penali arriva a sentenza. Nel 78,9% dei casi, il procedimento termina con il rinvio a giudizio. E la durata media del rinvio a giudizio si attesta intorno ai 5 mesi (154 giorni) per i procedimenti in aula monocratica e 4 mesi (129 giorni) per quelli davanti al tribunale collegiale. Sono alcuni dei principali risultati emersi dalla nuova indagine sul processo penale in Italia, realizzata dall’Eurispes in collaborazione con l’Unione delle Camere penali, e diffusi nell’ambito del convegno. L’indagine ha preso in esame 32 tribunali sul territorio nazionale, e ha monitorato 13.755 processi. Rispetto a un’indagine realizzata nel 2008, la ricerca odierna evidenzia un aumento della percentuale dei rinvii ad altra udienza (+9,6%: nel 2008 la quota era del 69,3%).

L’incidenza delle sentenze è scesa dal 29,5% al 20,5%. Per quanto concerne i procedimenti terminati in sentenza, le assoluzioni rappresentano poco meno del 30%: di questi, il 4% è rappresentato da assoluzioni ex art. 131 bis c.p. (non punibilità per particolare tenuità del fatto). Le condanne incidono per il 43,7% delle sentenze; percentuale nettamente più bassa di quella rilevata nel 2008 (60,6%). Al contrario, risulta molto più elevata la quota relativa all’estinzione del reato: 26,5%, a fronte del 14,9% del 2008. La prescrizione è un motivo di estinzione del reato che incide per il 10% sui procedimenti arrivati a sentenza e rappresenta poco più del 2% del totale dei processi monitorati.

Peggiorata la situazione anche i tempi di rinvio a giudizio che risultano ulteriormente allungati rispetto al 2008: 154 giorni per i procedimenti in aula monocratica (nel 2008 erano 139) e 129 giorni per quelli davanti al tribunale collegiale (nel 2008 erano 117). Sempre più breve è invece la durata dei procedimenti («spesso si tratta di procedimenti inconcludenti»): solo 14 minuti in aula monocratica (18 nel 2008), 39 minuti davanti al tribunale collegiale (52 nel 2008). Quanto alle ragioni di rinvio ad altra udienza, le più frequenti risultano essere il fatto che si trattava di un’udienza di sola ammissione prove (16,4%), la prosecuzione dell’istruttoria (allorché l’attività istruttoria fissata per quella udienza si è regolarmente svolta e completata) (16,1%), la discussione (10,7%), l’assenza dei testi citati dal pm (8,3%), l’omessa o irregolare notifica all’imputato (6,2%), la richiesta di messa alla prova (4,3%), l’assenza del giudice titolare (3,3%).

Accanto a ragioni «fisiologiche», dunque, sull'elevatissimo numero di rinvii incidono, emerge dal dossier, anche ragioni «patologiche», come l’omessa/irregolare notifica all’imputato (non legata né a questioni organizzative nè alla difesa del cittadino e della correttezza del processo) e l’assenza del giudice titolare.

In questo video, l'intervista a Gian Maria Fara.

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