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Messina Denaro alla stazione di Trapani? Intercettazione nell'inchiesta su 3 arresti per droga

Il superlatitante Matteo Messina Denaro alla stazione di Trapani. Il capo dei capi della mafia siciliana accompagnato come un parente o un amico che sta partendo?

Un dettaglio che emerge da una interttazione un "Iddu" (lui, ndr) carpito in un dialogo nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Palermo che ha portato all'arresto di tre presunti narcotrafficanti. A parlare sono l'avvocato Antonio Messina, anziano massone radiato dall'albo per i suoi precedenti, mentre parlava con Giuseppe Fidanzati (uno dei figli di Gaetano, boss del quartiere Acquasanta di Palermo), che risulta solo indagato.

I due facevano riferimento ad un "ragazzo" di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Matteo Messina Denaro, che era stato arrestato. In particolare Fidanzati ricordava di un incontro avvenuto alla stazione di Trapani con "Iddu" che si era fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da un certo "Mimmu". Non è chiaro se "Iddu" sia riferito a Guttadauro o, come invece sospettano gli investigatori, al superlatitante Messina Denaro.

L'inchiesta nel corso della quale è stata carpita la conversazione fra Messina e Fidanzati è stata portata avanti dalla Procura distrettuale di Palermo che ha colpito una associazione finalizzata al traffico internazionale di droga che ha operato sotto l'egida di cosa nostra siciliana e all'ombra proprio del latitante Matteo Messina Denaro.

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere emesso dal gip è stata eseguita da carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani e da militari del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo. Sono in corso in tutta Italia decine di perquisizioni, che vedono impiegati oltre 100 militari dell'Arma e delle Fiamme gialle, supportati da unità cinofile, e riguardano abitazioni e luoghi nella disponibilità degli indagati.

Gli arrestati sono l'ex avvocato Antonio Messina, 73 anni, che viveva ormai a Bologna, ai domiciliari per ragioni d'età; in carcere sono finiti Giacomo Tamburello, di 59 anni, e Nicolò Mistretta, di 64. Sono tutti originari di Campobello di Mazara e con numerosi precedenti per traffico di droga.

Secondo gli inquirenti avrebbero importato grosse quantità di hashish sulla rotta Marocco-Spagna-Italia. Numerosi i sequestri effettuati a partire dal 2013: in particolare oltre 240 chilogrammi di droga, destinati alle piazze milanesi dello spaccio, furono intercettati a Carate Brianza; un'altra "partita" di 180 chili fu ceduta a clienti di origine calabrese, mentre un carico di di sessanta chili fu sequestrato nel 2015 in Toscana. La vendita della droga avrebbe fruttato sul mercato al dettaglio circa un milione e mezzo di euro.

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