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Mafia dei Nebrodi, nelle intercettazioni il piano per truffare l'Ue: "Con 1500 euro apri una cooperativa"

La scarcerazione del capo clan Sebastiano Bontempo, i rapporti con le cosche catanesi dei Santapaola e Cappello e le truffe per ottenere i contributi comunitari. Questo quello che emerge nelle intercettazioni contenute nell'ordinanza dell'operazione Nebrodi, che questa mattina ha portato all'arresto di 94 persone nel corso del più imponente blitz mai messo a segno contro i clan mafiosi messinesi dei Nebrodi.

Oltre 600 i militari coinvolti nell’operazione che è stata coordinata dalla Dda di Messina, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia. L’inchiesta ha portato anche al sequestro di 150 imprese. Decapitati i clan mafiosi dei Batanesi e dei Bontempo Scavo.

«Sono qui per testimoniare l’importanza di una indagine e i risultati conseguiti. Desidero rivolgere i complimenti a tutti, carabinieri e guarda di finanza». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia a Federico Cafiero de Raho, secondo cui l’indagine «indebolisce due forti cosche, sostanzialmente colpisce il sistema criminale delle frodi comunitarie, facendo apparire propri terreni che non lo sono, si incamerano risorse».

Riscontrato «uno stretto collegamento tra le mafie dei Nebrodi con cosa nostra palermitana e la cosca Santapaola, vi era una alleanza di grande importanza. L’operazione individua l’operato di queste cosche e sistemi analoghi esistono anche altrove. Qui i capi insieme ai componenti dei centri di assistenza agricola, privati, delegati dall’Agea, pianificavano le truffe. I centri che avrebbero dovuto fornire i controlli invece in accordo con le mafie facevano parte di un sistema criminale forte».

De Raho ha anche riconosciuto i meriti del lavoro svolto dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, che ha denunciato il sistema fraudolento della mafia dei pascoli su quei territori. Per Pasquale Angelosanto, comandante del Ros, «il protocollo Antoci ha realmente inciso, si è configurato come punto di partenza delle indagini» e ha consentito di fare luce «sull’elevato potere corruttivo e collusivo delle cosche con le pubbliche amministrazioni. Oggi non si è più in presenza di una mafia dei pascoli, ma di gruppi articolati, agguerriti e pericolosi».

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