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Diodato a Tindari e Taormina, l'intervista: "Torniamo a fare rumore"

Può essere considerato l’artista musicale dell’anno per i successi collezionati negli ultimi mesi; ma anche uno dei cantanti più amati dal pubblico, grazie alle performance durante il periodo del lockdown.

Diodato, vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo, trionfatore a David di Donatello e Nastri d’Argento, approderà nel Messinese con “Concerti di un’altra estate” all’alba del 4 agosto all’Indiegeno Fest (Teatro Greco di Tindari), e il 5 agosto sarà al Teatro Antico di Taormina (ore 21) per inaugurare l’edizione 2020 della rassegna “Sotto il vulcano”, promossa dall’associazione culturale Sopra la Panca con i Comuni di Catania, Taormina e Zafferana Etnea.

La sua tournée, partita il 4 luglio scorso da Saint-Barthélemy, in Valle d’Aosta (terra natia del cantautore, che è nato ad Aosta, ma è originario di Taranto, e ha un legame fortissimo con la Puglia, ed è residente a Roma) con un live tutto esaurito, ha segnato la ripresa dei concerti dopo la pandemia e ha toccato alcune suggestive location nazionali con una serie di spettacoli nel segno di un nuovo dialogo musicale, rispettando le norme di sicurezza. Abbiamo raggiunto l’artista di “Fai rumore” – che è stata una delle canzoni più cantate dai balconi, durante il periodo del lockdown – per saperne di più e fare un bilancio di un anno di grandi soddisfazioni.

“Concerti di un’altra estate”. Un titolo emblematico dell’ultimo singolo scritto durante la quarantena. Da quale stato d’animo è scaturito?

«Ho scritto questo brano per dare senso al valore del tempo e alle sensazioni legate al periodo dell’isolamento, in cui ho avuto modo di osservare con più attenzione il mondo intorno e assumere maggiore consapevolezza di ciò che possediamo. Viviamo tutti freneticamente, spesso non rendendoci conto di quanto siamo fortunati. Ho voluto quindi cambiare prospettiva e raccontare la quotidianità che cambiava».

ll tour, partito il 4 luglio da Saint-Barthélemy in Val d’Aosta, è stato il primo concerto dopo il lockdown. Che tipo di pubblico ha partecipato e quali sono state le emozioni che hai colto nella gente?

«Ha partecipato un pubblico più consapevole, con uno sguardo più attento. Non so se si può parlare davvero di una trasformazione, ma è sicuramente cambiato qualcosa nella percezione del mondo attorno a noi e, di conseguenza, anche della musica. Mai come oggi la gente vuole sentirsi unita e compresa. E i concerti possono essere anche un’occasione per stabilire delle relazioni sincere, di reciproca condivisione».

Come è strutturato lo spettacolo nella scaletta e nella logistica per rispettare le norme di sicurezza?

«Ci si è dovuti adattare alle normative vigenti. Si dovrà indossare la mascherina, e attenersi alle indicazioni del personale di servizio per il rispetto delle procedure di afflusso e deflusso, rispettando la distanza reciproca; tutte regole che hanno permesso di tornare a godere della musica dal vivo. Sul palco porterò i pezzi che avete cantato e conosciuto in questi mesi, da quelli di repertorio agli ultimi successi che mi hanno regalato grandi emozioni».

Sei stato uno degli artisti più attivi durante la quarantena, e la tua esibizione del maggio scorso all’Arena di Verona con “Fai rumore” all’ Eurovision: Europe Shine a Light ha emozionato l’Europa e il mondo intero. Come ci si sente ad esibirsi in un luogo storico da soli, ma con un pubblico virtuale immenso?

«È una sensazione che mai avevo provato nella vita, di cui sarò eternamente grato. Trovarsi da soli in un luogo così maestoso ci fa rendere conto di quanto siamo piccoli, ma allo stesso tempo di quanta potenza abbiamo dentro. Sentire la mia voce risuonare tra quelle pietre e tornare indietro con tanta energia, mi ha confermato che una sola voce può arrivare lontano, e quindi la musica può fare davvero molto».

Un altro successo recente, premiato con il David di Donatello e il Nastro d’Argento, è il singolo “Che vita meravigliosa”, parte della colonna sonora del film “La Dea Fortuna” di Ozpetek. Come è nata questa collaborazione e in che modo la tua canzone si inserisce nella vicenda narrata dal regista?

« Il brano “Che vita meravigliosa” è nato dopo un concerto in una stanza di hotel; uno di quei momenti in cui la mente fa i conti con una serie di emozioni che ti portano a meditare sul valore della vita. Quando sono entrato in contatto con Ferzan Ozpetek e ho letto la sceneggiatura, ho trovato che ci fosse una connessione profonda tra le atmosfere del film e quelle del mio brano; così ho ripreso ciò che avevo scritto quella notte. A Ferzan è piaciuto subito, dopo solo 30 secondi di ascolto ha capito che era esattamente quello che cercava, e per me è stato un onore immenso».

Tra Sanremo, Eurovision, David di Donatello e Nastri d’Argento, il 2020, un anno amaro per tutti, continua ad essere per te un periodo di grandi affermazioni professionali…

«È stato un anno davvero intenso, in cui anche i vissuti più negativi hanno mostrato risvolti positivi. Credo che tutti i riconoscimenti ottenuti abbiano acquisito un valore superiore in un contesto del genere, in cui fermarmi mi ha permesso di rivalutare ciò che prima davo per scontato».

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