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Sequestrati beni
in odor di mafia
a Di Salvo e Bucceri

Prosegue incessante l’aggressione ai patrimoni mafiosi da parte della Procura di Messina e della DIA. L’ultimo colpo messo a segno oggi con il sequestro di beni per un valore di circa 4 milioni di euro a Concetto Bucceri, attualmente detenuto ed inserito, secondo gli inquirenti, nel clan dei Picanello, collegato alla famiglia mafiosa catanese dei Santapaola, ed a Sem Di Salvo, anche lui in carcere per reati di mafia, e ritenuto esponente di spicco del clan dei barcellonesi.

A firmare i provvedimenti la sezione misure di prevenzione del tribunale di Messina su proposta della direzione della DIA del procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte e dei sostituti della DDA Vito Di Giorgio ed Angelo Cavallo. Le indagini della DIA hanno consentito di accertare le discrasie fra i redditi denunciati ed il tenore di vita degli imprenditori Bucceri e Di Salvo. Nel tempo i due soggetti erano riusciti ad evitare i controlli dello Stato ricorrendo a fidate teste di legno, spesso organismi societari anche con fatturati considerevoli nel settore delle commesse pubbliche. In questa maniera Bucceri e Di Salvo hanno accumulato enormi patrimoni finiti sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori. Bucceri, già con precedenti per associazione mafiosa, usura, rapina, traffico di sostanze stupefacenti e già coinvolto in diverse operazioni di polizia fra cui Vivaio e Gotha. In quest’ultimo procedimento è stato condannato dalla corte d’appello di Messina per associazione mafiosa a sei anni di reclusione. Del suo spessore criminale hanno parlato i collaboratori di giustizia Carmelo Bisognano ed Alfio Giuseppe Castro che hanno evidenziato gli stretti legami fra Cosa Nostra catanese ed i clan della provincia di Messina. A Bucceri sono stati sequestrati una impresa, un fabbricato a Gallodoro, 21 mezzi e rapporti finanziari.

Sem Di Salvo, detto Sem l’americano, è stato più volte arrestato ed indagato per aver aiutato durante la latitanza il boss Nitto Santapaola. Anche lui coinvolto in numerose operazioni antimafia è stato condannato in primo grado nell’operazione Gotha a 20 anni di reclusione. Le dichiarazioni del pentito Bisognano hanno consentito di tracciare il profilo criminale di Di Salvo, definendolo un leader dell’organizzazione mafiosa con particolare interessi nel settore dell’imprenditoria edile. A Di Salvo sono stati sequestrate quote sociali, 5 autoveicoli e rapporti finanziari.

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